Vigilanza armata della Asl, l’appalto finisce al Tar

L’istituto Aquila fa ricorso contro l’affidamento a Mea Vigila ma ottiene la terza proroga del servizio per 331 mila euro

PESCARA. Finisce davanti ai giudici amministrativi del Tar l’appalto per la sicurezza armata della Asl e dell’ospedale di Pescara: l’istituto di vigilanza Aquila ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’azzeramento della gara d’appalto vinta dalla Mea Vigila. È questo l’ultimo atto di un appalto contestato, dalla sua nascita fino all’assegnazione. Con il ricorso che incombe, la Asl ha messo in stand-by il passaggio di consegne tra Aquila, che svolge ancora il servizio di vigilanza nei presidi, e Mea Vigila: «Sono tuttora in corso le verifiche del possesso dei requisiti da parte» della Mea Vigila, così recita la delibera 605. Ma il pantano nell’assegnazione dell’appalto si trascina dietro un altro fatto: per evitare di restare senza vigilanza, il direttore generale della Asl Claudio D’Amario ha prorogato il servizio all’Aquila per un importo di 331.610 euro. Una proroga diretta, affidata sotto il segno della «estrema urgenza». La proroga alla società Aquila, la stessa che ha presentato ricorso contro la gara d’appalto, non è la prima ma la terza: anche il 14 giugno 2012, la Asl aveva prorogato il servizio fino alla fine dell’anno, senza gara d’appalto, per la cifra di 343.197,98 euro. Una proroga, quella di un anno fa, che faceva seguito alla sospensione e all’azzeramento di una prima gara d’appalto da 3,5 milioni di euro per i servizi di guardiania. Il motivo della proroga, oggi come un anno fa, è lo stesso: «Permane», dice la delibera Asl, «l’insopprimibile esigenza di garantire la vigilanza pena l’interruzione delle prestazioni garantite dalla Asl con gravissime e intollerabili violazioni dei doveri dell’azienda sanitaria nei confronti degli utenti». Stavolta, la proroga non ha una data finale – è stata adottata «per il tempo necessario alla stipula del contratto» con la Mea Vigila, precisa la delibera 605 – ma un soltanto un importo: più di 330 mila euro.

A distanza di un anno, l’appalto non è stato ancora assegnato e il ricorso al Tar frena ancora di più il passaggio di consegne. In base al ricorso dell’Aquila, società dell’imprenditore ortonese Tommaso Di Nardo, la Mea Vigila avrebbe dovuto essere «esclusa» dalla gara d’appalto per la «carenza della licenza prefettizia». Inoltre, la società punta il dito contro la presunta «illogicità e ingiustificazione dell’offerta economica presentata».

La Asl non vuole cedere e bolla come «infondate e pretestuose» le censure mosse dall’Aquila: D’Amario ha affidato all’avvocato Tommaso Marchese l’incarico della difesa.

Contro l’assegnazione dell’appalto, avevano protestato Ugl e Cisl, anche con una nota alla Asl: «Troviamo strano che la Asl si preoccupi di confermare l’aggiudicazione e di specificare che gli operatori assunti con il cambio di appalto saranno destinati ad altro appalto di cui, a oggi, non risulta traccia».

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