la giornalista · chieti 

Vogliamo città accessibili per offrire qualità e sviluppo

Sono una donna fortunata perché le mie passioni per il turismo e per la comunicazione, dopo tanto studio e impegno, sono diventate ciò per cui sono maggiormente apprezzata nel mondo professionale. Si...

Sono una donna fortunata perché le mie passioni per il turismo e per la comunicazione, dopo tanto studio e impegno, sono diventate ciò per cui sono maggiormente apprezzata nel mondo professionale. Si può fare, anche in una piccola città come Chieti. È questo il mio messaggio alle donne per la nostra festa. Con l’attività che svolgo principalmente dal capoluogo teatino, infatti, velocizzo il processo che conduce verso città accoglienti per ogni cittadino che le abita e turista che le visita, indipendentemente da: età, condizioni di salute, particolari intolleranze, allergie o scelte alimentari ecc... Sono giornalista da 20 anni e presiedo “Diritti Diretti”: associazione che ho fondato e con la quale progetto, insegno e comunico il turismo accessibile dal 2008. Da allora, il mio lavoro quotidiano è quello di stimolare imprenditori e istituzioni a sostenere il turismo universale per migliorare la vita di tutti e, nello stesso tempo, produrre ricchezza economica. Prima o poi, infatti, tutti hanno bisogno dell'accessibilità: turisti con valigie pesanti, genitori con passeggino, donne in gravidanza, bambini, anziani ecc... Di conseguenza, saper creare un ambiente bello e comodo significa offrire qualità e sviluppo sia per la comunità sia per l’imprenditoria, poiché richiama milioni di turisti interessati a città e strutture turistico-ricettive accoglienti. È questo ciò che promuovo. Non mi soffermo sulla solidarietà alle persone con disabilità o sugli obblighi di legge, ma li raggiungo. Diritti Diretti è, infatti, la onlus che ha voluto concretizzare ciò che suggerì lo scrittore Zig Ziglar: “Ottieni quello che vuoi se aiuti gli altri a ottenere quello che vogliono”. Cosa significa? Vuol dire che, da più di 25 anni, esistono leggi che obbligano all’accessibilità, ma si continuano a creare ambienti e servizi che escludono la maggior parte della popolazione. Allora, bisogna interrogarsi sul perché. La mia risposta è che molti sbagliano, pensando che non useranno mai l’accessibilità. Manifestare o incatenarsi è sacrosanto, ma può risolvere soltanto un singolo caso: un ascensore, una pedana ecc... Poi, tutto continua come prima. Per questo, ho deciso di parlare ai decisori attraverso dati economici per smentire il superato abbinamento tra l’accessibilità e le persone con disabilità. I tempi sono cambiati. Se in passato l'obiettivo principale era di attrarre l'attenzione sui temi della disabilità con denunce, immagini di persone incatenate ecc..., oggi bisogna lavorare sullo sviluppo di una vera cultura dell’accessibilità, passando dalla quantità alla qualità dell'informazione. Il rischio è, altrimenti, quello di essere utilizzati per fare audience e nulla più. Lo scopo non deve essere più quello di finire in prima pagina, ma far capire che l'attenzione verso le persone con disabilità è un investimento, non una spesa. Questa logica è più fruttuosa per l'intera società, ma soprattutto per i diretti interessati che vedono finalmente promuovere la loro presenza attiva nella vita civile, politica, economica, sociale e culturale. I fatti mi danno ragione perché, grazie ai suoi progetti (consultabili sul sito web associativo), la onlus ha già ricevuto 2 medaglie da 2 differenti Presidenti della Repubblica Italiana e sono ormai una voce ascoltata in eventi nazionali e internazionali su cultura e turismo, oltre che una degli autori del volume “Il patrimonio culturale per tutti. Fruibilità, riconoscibilità, accessibilità” del Ministero dei beni e delle attività culturali (Mibac). In definitiva, sono nata con una disabilità motoria, ma non mi piace stare ferma.
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