Zerrilli, nei guai un altro rom

Obbligo di dimora per uno dei tre amici di Spinelli: «Lo aiutò a fuggire»

PESCARA. È stato tradito dalle telecamere, come Claudio Spinelli, l’amico che nella drammatica alba del 21 marzo avrebbe aiutato a fuggire dopo l’aggressione a Luciano Zerrilli in piazza Unione. Da ieri Bruno Spinelli, 27 anni, di Pescara, è sottoposto all’obbligo di dimora.

Con una ordinanza notificata ieri, il gip Luca De Ninis ha disposto la misura cautelare a carico di uno dei tre giovani che, secondo l’accusa, in quella tragica alba diedero una mano a Spinelli «a eludere le investigazioni e sottrarsi alle ricerche, creandogli una sorta di dispositivo di protezione», mentre Zerrilli, 22enne idraulico foggiano, precipitava nel coma dopo aver battuto il capo sull’asfalto a seguito di due pugni.

Solo per uno, sostiene il giudice, esistono gravi indizi di colpevolezza: per questo De Ninis, con lo stesso atto, rigetta la richiesta di misura cautelare avanzata dal pm Giampiero Di Florio nei confronti degli altri due giovani identificati dalla squadra Mobile coordinata da Nicola Zupo grazie alle immagini della telecamera posizionata all’esterno del pub «Long Island»: un pescarese di 24 anni, e un albanese di 23 anni, entrambi residenti a Pescara, sottoposti a indagine con Bruno Spinelli con l’ipotesi di favoreggiamento e omissione di soccorso.

Tre settimane dopo l’aggressione avvenuta nel centro storico, diventata un caso nazionale perché in quei drammatici momenti nessuno accorse in aiuto della vittima, il giudice attribuisce nuove responsabilità proprio a chi avrebbe acceso la lite. Era stato già Claudio Spinelli, durante l’interrogatorio seguito all’arresto per tentato omicidio, a raccontare di essere entrato in scena in un secondo momento per tentare di fare da paciere tra il giovane pugliese e un cugino. Le immagini, che De Ninis richiama ripetutamente nella sua ordinanza, confermerebbero quelle dichiarazioni, permettendo di ricostruire le azioni di Bruno Spinelli.

Poco prima delle quattro del mattino, la telecamera riprende quattro ragazzi rom che parlano tra loro. A un certo punto, Bruno indica qualcosa proprio dove poco prima si sono spostati Zerrilli e un amico. A questo punto, secondo la ricostruzione del gip, il giovane si sposta «con fare minaccioso» verso l’angolo in basso a sinistra dell’inquadratura per discutere con qualcuno «identificabile con Zerrilli». Pochi istanti dopo gli altri tre amici, tra i quali c’è anche Claudio Spinelli, si interpongono tra Bruno e Luciano, per fare desistere il primo «dai propositi minacciosi e violenti già manifestati» e lo allontanano.

È in questo momento che accade qualcosa: Claudio Spinelli inizia a discutere con Zerrilli «con fare assai minaccioso» e lo colpisce con due pugni al volto facendolo cadere a terra privo di sensi. Bruno interviene. «Inizialmente dando l’impressione di voler fermare a sua volta l’aggressore» scrive il gip, ma in realtà raggiunge Claudio e «dopo un rapido controllo della situazione, lo prende per il braccio destro e lo conduce dalla parte opposta a quella in cui era rimasto Zerrilli, come per scortarlo e agevolargli la fuga».

Dunque, secondo De Ninis, l’intervento «è rivolto esclusivamente ad aiutare Spinelli nella fuga, con totale disinteresse per l’aggredito, e a evitare che lo stesso potesse subire la reazione di altri presenti». Al contrario, secondo il gip, «nessun apporto determinante» avrebbe dato l’altro giovane rom, mentre sarebbe stato lo stesso Spinelli a rifiutare l’aiuto del giovane albanese. Mentre il quadro delle indagini si chiarisce, migliorano le condizioni di Zerrilli: il primo aprile il giovane è uscito finalmente dal coma. Oggi è ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, ma la ripresa di annuncia lenta.

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