Pescara / L'intervista

Fiorillo: «Vorrei restare qui a vita» / VIDEO

Il 27enne portiere genovese: «Nel 2015 ho pianto dopo i play off di Bologna,è un periodo negativo, ci rialzeremo. Spogliatoio diviso? Falsità». Guarda il video

PESCARA. A dieci passi dal prestigioso traguardo delle 100 presenze con la maglia biancazzurra, Vincenzo Fiorillo giura amore al Delfino. Se dipendesse da lui firmerebbe un contratto a vita col Pescara. Ha comprato casa a Montesilvano e la sua intenzione è quella di stabilirsi definitivamente in riva all’Adriatico. Il portiere genovese, 28 anni il prossimo 13 gennaio, è arrivato in Abruzzo nell’estate del 2014 collezionando 90 gare. In panchina c’era Marco Baroni, poi sostituito da Massimo Oddo che ha portato la squadra alla finale play off persa contro il Bologna. E proprio durante quella nefasta notte del 9 giugno di due anni si è reso conto di essersi innamorato dei colori biancazzurri. «Per la prima volta ho pianto per una delusione calcistica. Da quel momento ho capito che il legame col Pescara era davvero speciale».

Due campionati di B vinti (Livorno nel 2013 e Pescara nel 2016) a altrettanti tatuaggi con le date dei successi. Il primo (2-6-13), scelto con gli ex compagni di squadra, dedicato a Piermario Morosini, il centrocampista che ha perso la vita in campo l’anno prima proprio all’Adriatico. Il secondo (9 giugno 2016) per festeggiare la A con i biancazzurri.

Alla quarta stagione nel Pescara, Vincenzo ha vissuto tante esperienza positive e alcune negative. Talvolta ha perso il posto da titolare, ma, puntualmente, se lo è ripreso con caparbietà. Mai un mugugno, mai una polemica da parte del portiere ligure che a Pescara ha trovato anche l’amore. Da due anni sta con Manuela che lo ha reso più responsabile. «Un po’ sì, però è vero anche che sono cresciuto e non faccio più la vita di prima». Appassionato di go-kart e tatuaggi, si è fatto disegnare l’iniziale della sua compagna sul collo. Crede in Dio e sul suo corpo ha la Madonna tatuata. Ragazzo buono e umile, ama sdrammatizzare anche le situazioni più complicate. E, in un momento così difficile indica la strada ai suoi compagni.
Fiorillo, un punto in quattro gare. Cosa succede al Pescara?
«Inutile nasconderci, è un periodo difficile. Abbiamo raccolto poco, dispiace perché durante le partite ce la mettiamo tutta per portare a casa il risultato. Evidentemente non basta. Nel secondo tempo col Palermo e nella ripresa a Bari ci siamo espressi su buoni livelli. Il problema è che non riusciamo a trasferire per tutta la durata degli incontri quello che ci chiede l’allenatore. Ho sentito che ci sarebbero divisioni al nostro interno: nulla di più falso. Vi assicuro che i nuovi arrivati sono tutti ragazzi straordinari che lavorano duramente. Si sa, queste voci escono sempre quando si perde».


Il calcio di Zeman è così difficile da applicare?
«No, il discorso è che per tanti calciatori si tratta di un percorso nuovo rispetto al passato. Inoltre ci sono tanti giovani di talento che devono crescere. E a Pescara non è facile farlo con serenità visto che è una piazza esigente. Poi, ci sono gli avversari che limitano le nostre giocate. Facciamo fatica ad adattarci e a cambiare volto nell’arco dei 90’. In passato è stata attaccata la fase difensiva, ora abbiamo problemi a chiudere le azioni. La verità è che sono stati fatti troppi paragoni inutili con il Pescara del 2011-12. Qui si è creato il binomio Zeman-Pescara che evoca sempre quei ricordi. Ma questa è un’altra squadra ed è un altro campionato rispetto a quello di cinque anni fa. Zeman? È una persona coerente che sceglie in base al merito. Non parla con i giocatori dalla mattina alla sera, come invece fanno altri tecnici che predicano bene e razzolano male...».
Il presidente Sebastiani ha detto: “La classifica non rispecchia il valore della rosa».
«Sono d’accordo, anche se la realtà dice il contrario. Ora diventa fondamentale il fattore mentale. Con due vittorie di fila potremmo attaccarci al gruppo di testa, perciò le pressioni vanno gestite nel modo giusto. Siamo il Pescara, ma questo non significa che dobbiamo per forza occupare i primi due o tre posti della classifica. Servirà tanta determinazione per tirarsi fuori da una situazione difficile».
Ci sono ancora le scorie della retrocessione?
«Credo che tutti abbiano risentito dell’epilogo della passata stagione. Ambiente, società e calciatori, però con il tempo sono state assorbite. C’è chi lo ha fatto prima, chi dopo. Di sicuro iniziare un nuovo torneo con la giusta convinzione non è scontato. Quando non riusciamo a giocare bene davanti al nostro pubblico il clima diventa difficile e per reagire ci vuole personalità. Essendoci tanti giovani, non è un percorso semplice. Però, ripeto, se arrivassero due o tre risultati positivi di fila cambierebbero tutti i giudizi».
Qualche settimana fa ha detto: “Se non sarò considerato, a gennaio farò le mie valutazioni». Poi ha convinto Zeman.
«Quando non giocavo sono rimasto sereno e ho continuato a lavorare. Non è corretto fare polemiche alla prima difficoltà. Pigliacelli? Io e lui ci stiamo giocando il posto in maniera leale. E la questione di Mirko è stata ingigantita, la serenità del gruppo non è stata affatto minata».
Lei ora è titolare, mentre Ganz aspetta il suo turno. Vuole dargli un consiglio?
«No, Simone si allena con grande impegno e spero che non molli. Anche nei momenti più duri, nel calcio si può svoltare».
Ancora 10 gare, poi saranno 100 le presenze con la maglia biancazzurra. Accetterebbe un contratto a vita?
«Mi piacerebbe tanto. Qui mi trovo bene con tutti. Ho comprato casa a Montesilvano e mi auguro di proseguire l’avventura il più a lungo possibile».
Chiudiamo con la triste immagine del suo idolo, Buffon, che ha dato l’addio alla Nazionale.
«Vederlo in lacrime dopo la gara con la Svezia mi ha reso triste. Non meritava una delusione così grande. Ma l’Italia si rialzerà, come il Pescara».
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