l'intervista

Galeone: che bel Pescara con Oddo e Lapadula

L'ex tecnico biancazzurro osannato alla festa degli 80 anni del Delfino: "Porto questa piazza nel cuore, che emozione rivedere tanti vecchi amici". E sul bomber: "Lapadula è diabolico, ma deve ancora crescere"

PESCARA. Nel prepartita contro il Brescia ha fatto il pieno di applausi, poi si è accomodato in tribuna come un attento osservatore. Nella festa degli 80 anni del Pescara, Giovanni Galeone è stato l'ex più osannato dai tifosi: scene viste e riviste in passato, quando "Il Profeta" portò due volte in A il Delfino giocando un calcio spettacolare.

Galeone, si è divertito sabato allo stadio?

«Molto. È stata una bella emozione partecipare alle celebrazioni e rivedere tanti vecchi amici sul campo dove ci siamo tolti parecchie soddisfazioni. Questa piazza la porto nel cuore».

Sulla partita che cosa ci dice?

«Il Pescara ha vinto con merito. In verità, nella prima parte il Brescia mi è sembrato più dinamico e ordinato. Non ha fatto cose eccezionali, però sotto il profilo fisico era superiore. Al contrario, la squadra di Oddo ha avuto difficoltà a sviluppare il gioco, forse a causa del vento e della giornata storta di Torreira».

Nella ripresa che cosa è cambiato?

«Oddo è stato bravissimo a correggere l'assetto e la gara ha preso una piega giusta. Se hai un centrocampo a tre, ma nessuno riesce a impostare il gioco, conviene modificare qualcosa. Quando ho visto la mossa di Oddo, mi sono girato verso Andrea Iaconi e gli ho detto: ora non c'è più partita, vince il Pescara di sicuro».

Ha deciso ancora una volta Lapadula. Ci dà un giudizio sul bomber?

«È diabolico. Gol a parte, in area esegue movimenti perfetti. Ha grandi riflessi, è furbo, riesce sempre a capire dove finisce il pallone. Poi, oltre a essere molto rapido, possiede un'incredibile forza esplosiva nelle gambe. Infine, in acrobazia è imbattibile».

Potrà affermarsi nella massima serie?

«Penso di sì, anche se, per stare in A, deve migliorare nel dialogo stretto. Lapadula non ha la raffinatezza di Caprari, ma può crescere. Non se la prenda, glielo lo dico con affetto. In fondo, affinare la tecnica non fa male a nessuno e si può farlo anche quando non si è più giovanissimi».

Con Mandragora centrale, Oddo ha risolto i problemi della difesa. Potrà diventare l'erede di Bonucci?

«Soltanto nei prossimi anni si capirà se quello potrà essere il suo ruolo. Attualmente, non mi sembra un difensore. Contro il Brescia ha faticato un po' nelle uscite. Un centrale deve tamponare nei contrasti con maggiore vigorìa e accorciare meglio. Avrebbe bisogno di un compagno di reparto esperto, magari proprio Campagnaro, che possa indicargli le posizioni giuste. Comunque, è un calciatore di buona qualità».

Allegri, Giampaolo, Gasperini: tre allenatori di A sono stati suoi allievi. La scuola "galeoniana" è una delle migliori, non crede?

«Sono contento. Anche quest'anno hanno svolto un ottimo lavoro, ma la soddisfazione maggiore è stata vedere sfidarsi Camplone e Bergodi in Bari-Modena. Due "terzinacci" che sono diventati bravi tecnici. Inoltre, i loro vice sono Dicara e Ciarlantini, roba da non crederci».

Che cosa è mancato alla Juventus per andare avanti in Champions League?

«Un pizzico di fortuna. Alcuni episodi hanno penalizzato i bianconeri, anche se Max merita una piccola tiratina di orecchie per i cambi effettuati nel secondo tempo. Peccato, perché fino al 70° minuto aveva fatto un capolavoro dando una bella lezione a Guardiola».

Giovanni Tontodonati

©RIPRODUZIONE RISERVATA