Gasperini: «Pescara, mi manchi. Zeman? Scelta giusta»

Il tecnico dell’Atalanta ha giocato col Delfino: «Anni indimenticabili»

PESCARA. Se il presidente dell’Atalanta fosse Maurizio Zamparini, di sicuro sarebbe stato cacciato. Al contrario, il patron nerazzurro Antonio Percassi ha continuato a difendere Gian Piero Gasperini che nelle prime cinque gare del campionato aveva conquistato tre punti. La riscossa dell’Atalanta è iniziata alla sesta giornata in Crotone-Atalanta (1-3) che si disputò all’Adriatico, lo stadio dove Gasperini fu protagonista dal 1985 al 1990 conquistando una promozione in A con Galeone. Il tecnico dei bergamaschi non si fida di Zeman e per questo ha anticipato di un giorno il ritiro prepartita. Dopo la pesante sconfitta con l’Inter (1-7), chiederà ai suoi un pronto riscatto con il Pescara che è ormai a un passo dalla B.

Gasperini, tocca a lei dare il colpo di grazia al Delfino.

«No, devo pensare alla mia squadra. Mi auguro che i ragazzi riescano a trasferire sul campo la rabbia causata dai sette gol presi a San Siro. Di certo mi aspetto una reazione convincente».

Prima della gara con l’Inter l’Atalanta aveva subìto 26 reti in 27 partite. Cosa è successo al Meazza?

«Non so, c’è stato un black out. Qualcosa di atipico, visto che abbiamo incassato 5 reti in 17 minuti. Eppure, prima della partita con l’Inter, avevamo la miglior difesa dopo la Juventus e la Roma. Il bello del calcio è che si rigioca, per cui si ha la possibilità di rialzarsi, ma nessun risultato è scontato. Quando ero a Pescara con Galeone prendemmo 8 gol a Napoli, però nel match di ritorno finì 0-0 (fu una battaglia, Gasperini involontariamente ferì al labbro Maradona scatenando l’ira dei partenopei, ndr)».

Da Oddo a Zeman. Qual è il suo giudizio sul cambio di allenatore?

«Il lavoro di Oddo non si cancella. Nella passata stagione ha portato il Pescara in A giocando un ottimo calcio. E anche all’inizio la squadra stava facendo bene, ma, si sa, l’impatto con la massima serie non è mai semplice. L’ingaggio di Zeman testimonia la volontà di Sebastiani di ripartire con grandi ambizioni».

Cosa pensa del boemo?

«È un punto di riferimento per tutti gli allenatori. A distanza di tanti anni, alcune sue idee sono seguite ancora oggi. Mi auguro che il ritorno a Pescara gli porti fortuna, come è accaduto in passato a Giovanni Galeone. Tornare in una piazza dove si è vinto è sempre rischioso perché le aspettative sono alte, ma lui ha il vantaggio di conoscere l’ambiente».

Lei, Allegri, Giampaolo, Camplone, Bergodi, tutti allenatori nel segno di Galeone. Solo un caso?

«A Pescara abbiamo vissuto anni indimenticabili. Galeone ci ha stimolato, però eravamo predisposti per fare questo mestiere. Purtroppo sono spesso di passaggio, ma avrei tanta voglia di trascorrere più tempo nella città dove mi sono tolto le soddisfazioni più belle da calciatore».

Quattro sconfitte nelle prime cinque gare. Poi la rimonta iniziata proprio da Pescara dove si giocò Crotone-Atalanta.

«Ecco, vedete, Pescara anche stavolta è stata parte della mia vita».

Però a gennaio avrebbe potuto dare Paloschi ai biancazzuri...

«Non so come si sia sviluppata la trattativa e se davvero ci sia stata la possibilità di cederlo»

Su Cristante cosa dice?

«Ha avuto un buon impatto segnando anche un gol, ma non è semplice inserirsi in un nuovo club a metà stagione».

E su Stendardo che con lei non ha trovato spazio?

«Non posso dirgli nulla. Si è sempre allenato con professionalità rispettando le scelte».

Nel Pescara ci sono alcuni giovani interessanti. Oltre a Verre e Caprari, Zampano, Biraghi e Cerri. Le piacciono?

«Sono i calciatori più chiacchierati che hanno grandi margini di miglioramento».

©RIPRODUZIONE RISERVATA