I conti del Lanciano: nel bilancio 2015 3 milioni di perdite

Impennata della situazione debitoria della società L’amministratore: soldi freschi o liquidazione

LANCIANO. I numeri aiutano a capire. Sono più chiari di parole dette o sussurrate.

Nel caso della Virtus Lanciano i numeri del bilancio della stagione 2014-2015, chiusa il 30 giugno scorso, spiegano perché nel corso dell’ultimo mercato di gennaio sono state agevolate le partenze di tanti giocatori che hanno contribuito a fare la storia degli ultimi anni. Un mercato improntato all’abbattimento dei costi di gestione, ovvero all’abbassamento del tetto degli ingaggi. Una scelta obbligata alla luce della perdita d’esercizio fatta registrare nell’ultimo bilancio approvato lo scorso mese di dicembre e relativo alla stagione scorsa, la prima di Roberto D’Aversa in panchina. Ebbene, la perdita d’esercizio ammonta a 3 milioni e 30mila euro. Una cifra importante per una realtà come la Virtus Lanciano che in questi anni di serie B non si è certo distinta per le spese folli.

Una cifra ancor più importante se si considerano le perdite di esercizio degli ultimi anni: 85mila euro al 30 giugno 2012, 527mila euro nel 2013 e 224mila euro nel 2014. L’impennata è avvenuta nel 2015 e ha fatto precipitare quella che è la situazione patrimoniale della società che conta due soci al 50%, vale a dire Valentina e Guglielmo Maio, i figli del patron Franco Maio. Ad oggi il passivo patrimoniale, secondo il bilancio depositato alla camera di commercio, è di un paio di milioni. Una situazione abbastanza pesante, tenuto conto che le riserve a bilancio sono circa 700mila euro e il capitale sociale è di 268mila euro. Non solo, la rivoluzione nel mercato di gennaio ha impoverito il patrimonio tecnico, visto che i calciatori in organico sono quasi tutti in prestito. Gli unici giovani di prospettiva contrattualizzati sono Dejan Boldor e Federico Di Francesco. Per il resto non ci sono giocatori a disposizione che possono far immaginare una plusvalenza consistente.

Che la Virtus Lanciano non se la passi granché bene lo si evince anche dalla relazione che l’amministratore unico, Claude Alain Di Menno Di Bucchianico, ha sottoscritto. «Poiché il risultato negativo ha determinato un deficit patrimoniale e si configura la situazione di cui all’articolo 2482 bis 2482 ter», scrive l’amminitratore ai soci, ovvero ai Maio, «vi preannuncio, sin da ora, che sarete convocati al più presto per deliberare in merito alla copertura della perdita o alla messa in liquidazione della società con l’ausilio di una situazione patrimoniale aggiornata».

A quanto pare la famiglia Maio non ha intenzione di mettere soldi nella Virtus Lanciano. Tant’è che, in questa stagione, è arrivata già una penalizzazione per inadempienze amministrative e altre rischiano di arrivare se a metà mese non verranno certificati i pagamenti degli stipendi e dei contributi di novembre e dicembre.

Ma, probabilmente, la testimonianza più lampante che i Maio non hanno intenzione di mettere soldi in società risiede nella trattativa per la cessione delle quote in corso con l’imprenditore Stefano Bisogno. Il quale dovrà provvedere immediatamente a un’iniezione di denaro fresco per rivitalizzare la società, regalandole ossigeno per continuare a vivere.

Le altre cifre. Il bilancio della stagione 2014-2015 dice altro. Ad esempio che i costi del personale (complessivi di tasse e contributi) sono aumentati rispetto alla stagione precedente: 5,360 milioni contro i 4,5 milioni. Non solo: è possibile anche stabilire il valore della produzione, ovvero i ricavi, che ammonta a poco più di otto milioni a fronte dei quali ci sono poco più di 10,5 milioni di euro di uscite.

A bilancio sono iscritti 1,5 milioni di sponsorizzazioni, di cui 250mila euro dallo sponsor tecnico. Invece gli incassi al botteghino ammontano a 553mila euro, comprensivi di abbonamenti.

Il collegio sindacale. Anche i revisori dei conti – presidente Angelo Castriganò con Luigi Camiscia e Paolo Castrignanò componenti – esprimono preoccupazione sullo stato di salute della Virtus. «Tale squilibrio patrimoniale rende estrememente difficile la possibilità dell’azienda di poter onorare le sue obbligazioni verso terzi», scrivono nella relazione, «e garantire la continuità dell’attività; pertanto diventa urgente la convocazione dell’assemblea straordinaria dei soci per le deliberazioni di cui agli articoli 2482 bis 2482 ter del codice civile».

Parole facilmente sintetizzabili: o i soci mettono mano al portafogli oppure diventa difficile andare avanti.

La ricetta. E proprio per questo motivo l’amministratore Di Menno Di Bucchianico è categorico e indica la via per la sopravvivenza nella focalizzazione sull’aspetto economico-finanziario anche a discapito dell’aspetto tecnico-sportivo. Nella relazione di dicembre – visto che nel secondo semestre del 2015 la situazione non è migliorata – vengono indicate le strade da perseguire: in primis la ricapitalizzazione dei soci che non è avvenuta; poi, riduzione dei costi per ingaggi di calciatori e allenatori nella stagione 2015-2016 – quella in corso – «per almeno 1,5 milioni di euro da conseguire con i risultati di quanto la società sarà in grado di fare nel corso della sessione invernale della campagna trasferimenti di gennaio»; incremento dei ricavi attraverso la ricerca di ulteriori contratti di sponsorizzazione; infine maggiori contributi la Lega di serie B «per il c.d. minutaggio che sono tesi alla valorizzazione di giovani calciatori under 21».

I debiti. La parte più consistente riguarda contributi e fisco. Alla voce debiti tributari sono iscritti 3,758 milioni di euro. A quanto pare, attraverso accordi ad hoc, sono stati rateizzati e quindi non rappresentano un fardello insormontabile. Ma, chiaramente, bisogna ottemperare gli impegni per non far saltare l’accordo. Esistono, inoltre debiti verso fornitori, 1,6 milioni, verso le banche, 1,5 milioni, e cosiddetti altri debiti per 2,6 milioni.

I dipendenti. Sono stati 59 i dipendenti a busta paga nella stagione 2014-2015 così suddivisi: 24 calciatori, 20 tra allenatori e preparatori; cinque operai; 9 impiegati e un dirigente.

@roccocoletti1

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