Iaconi: così portai Verratti a Pescara

Il ds del Brescia: «Promisi all'Arabona 10 biglietti per la gara con la Juve»

 PESCARA. «Non sarà facile rientrare in quello stadio da avversario; 14 anni non si cancellano. Anni di soddisfazioni importanti e, ovviamente, qualche inevitabile amarezza». Vigilia particolare per Andrea Iaconi, 59 anni, ds del Brescia, dal 1993 al 2007 a Pescara. Una modesta ma onorevole carriera da libero («alla Scirea», ci tiene a ricordare, per distinguersi da certi "scarponi") nella Santegidiese (quarta serie, attuale Seconda divisione) andata a pezzi a 26 anni in uno scontro con Anastasi, stella in fase cadente allora all'Ascoli, durante un'amichevole. Poi il passaggio dietro la scrivania. Da Giulianova a Brescia, via Arezzo e Grosseto. Ma definirlo un ex del Pescara è riduttivo. Da Scibilia a Paterna, per chiudere con l'inizio degli anni più tribolati della storia biancazzurra (Pincione, Soglia, ecc..). Quattordici anni tra giocatori scoperti e recuperati, acquistati, prestati e ceduti, allenatori emergenti e capricciosi, pochi soldi e tanti impegni in qualche modo alla fine rispettati. Una vita dietro le quinte ma mai in seconda fila, quella di Iaconi.  La specialità è mettere insieme squadre decorose con ragazzini sconosciuti e qualche vecchietto semidimenticato. Capacità molto "allenata" a Pescara.  «Quando arrivai c'erano 25 miliardi di debiti, sono andato via con i conti risanati. Tre proprietà cambiate, ma mi hanno sempre confermato. Con Scibilia e Paterna sono stato bene, quando arrivò Pincione le cose cambiarono. Vidi pagare la società con 2 milioni e mezzo in contanti», ha ricordato nei giorni scorsi, parlando del match di domani, «ma pochi mesi dopo rischiavamo il fallimento. Scelsi ddi andarmene».  Durante la sua gestione ha portato in biancazzurro tecnici che hanno lasciato tracce importanti e cose importanti stanno ancora facendo. «Beh, Marco Giampaolo, Ballardini e De Canio quando ancora nessuno li conosceva; senza dimenticare Ivo (il fratello, promozione in B. ndr) e Galeone. Allegri è stato il mio capitano, De Santis lo vendetti alla Juve a 18 anni. E poi Calaiò, Esposito, Federico Giampaolo».  Anni indimenticabili, che inevitabilmente domani sera riaffioreranno. Anche perché il è Pescara è ancora un po' suo. «Certo. In rosa ci sono ancora giocatori portati da me, come i due più preziosi, Verratti e Capuano, scovati insieme a Di Mascio»  Ecco, magari è la volta buona per chiarire come. Si dicono cose divertenti in merito a Verratti...  «La storia dei biglietti? È vera».  Dunque?  «Il ragazzo aveva numeri, il presidente dell'Arabona aveva piacere di darlo al Pescara. C'era in calendario Pescara-Juventus. Promisi 10 biglietti e l'affare fu fatto».  Dicono di un sospeso?  «Purtroppo i biglietti erano finiti perciò ne mandai solo cinque. Il presidente me lo ricorda ogni volta che m'incontra. Dovrò dire ai dirigenti del Pescara di ricordarsene l'anno prossimo, quando tornerà la Juve a Pescara».  Anche Iaconi scommette sulla squadra di Zeman?  «Da mesi dico la stessa cosa: in A andranno le due squadre che giocano meglio, il Pescara e il Verona, e le due col miglior organico, il Torino e il Sassuolo. Zeman? Un valore aggiunto, per qualsiasi società. non solo in B».  Com'è cambiato il Bresciadall'andata? Lo 0-3 brucia ancora?  «Fu una serataccia. Ma il nostro recupero ha spiegazioni logiche, intanto il recupero fisico di alcuni giocatori, poi la fiducia trasmessa dal nuovo tecnico, Calori, che da buon allievo di Galeone ha dato un gioco alla squadra che esalta i ragazzi più tecnici».  Tipo El Kaddouri, che per Iaconi da solo vale almeno metà del deficit bresciano, 10-12 milioni.  «Sì ci serve quella cifra, ma la troveremo, tra comproprietà e cessione di El Kaddouri. Un fuoriclasse».  Da dove seguirà la partita lunedì?  «Mi piacerebbe stare dove sono rimasto per anni: in piedi vicino al settore dei disabili. Non dimentico mai quanto sono fortunato nel fare il lavoro che amo».

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