Iaconi, il ritorno del ds è ricco di malinconia

«Amo la città e i tifosi, ma che brutto giocare questa partita dopo un terremoto».

Fare il nome di Andrea Iaconi è come parlare di una fetta importante del passato del Pescara. Un direttore sportivo che dal 1994 al 2007 è stato al timone della società biancazzurra e che in questa sua veste ha superato i momenti più burrascosi. Oggi si ritrova faccia a faccia col suo passato. Pescara-Arezzo non è una partita come le altre e allora i ricordi scorrono veloci.

L’INIZIO.
«Ricordo ancora il mio approccio col Pescara. Pierpaolo Marino era squalificato per tre anni e Scibilia mi scelse, nonostante avesse pressioni per ingaggiare altri direttori. Pescara, del resto, rappresentava una società e una piazza ambite. Due anni prima del mio arrivo aveva fatto la serie A».
La situazione era tutt’altro che rosea. La squadra era vecchia, appesantita da giocatori con contratti pluriennali importanti. Il settore giovanile praticamente era ridotto all’indispensabile. «Quando mi trovai a gestire la situazione, il monte debitorio era elevato, la società era realmente in una situazione prefallimentare. Siamo riusciti a raddrizzare la situazione».

SCIBILIA. Pietro Scibilia ha puntato su Iaconi soprattutto per il suo essere aziendalista a oltranza, del resto, Andrea Iaconi in 24 anni di professionismo ha cambiato solamente 4 società. «Scibilia era il presidente. Per il Pescara ha fatto grandissimi sacrifici, ed era tenuto in grande considerazione a livello nazionale. E’ stato anche consigliere di Lega. Ha fatto la storia del calcio degli anni ’80 e ’90, al pari di Rozzi, Matarrese, Mantovani o Pozzo. Probabilmente penso che a Pescara abbia raccolto meno di quello che meritasse. Il Pescara di Scibilia era una società di altissimo livello nella quale Antonio Oliveri, per ovvie ragioni anagrafiche, rappresentava il futuro. Oliveri ha sempre mostrato grande equilibrio, lavorando lontano dai riflettori e dalle passerelle. Avrebbe potuto interpretare l’evoluzione naturale della società e probabilmente evitare lo scempio a cui si è assistito negli ultimi due anni».
Tra le operazioni da ricordare c’è la cessione più vantaggiosa mai effettuata. «Prima del mio arrivo, l’incasso maggiore fatto registrare era relativo alla cessione di Massimiliano Allegri al Cagliari per 7 miliardi di vecchie lire. Praticamente la stessa cifra che il Genoa voleva darci per Federico Giampaolo».

DI MASCIO. «Il mio rapporto con Cetteo Di Mascio è stato fantastico. Ha avuto da parte della società la massima disponibilità tanto che i contratti che gli sottoponevo erano in bianco e lui doveva solamente indicare durata e importo. In questo modo riuscivo a scucire le condizioni migliori per la società piuttosto che se fosse stata una trattativa normale. Era una catena di montaggio nella quale Di Mascio e il suo staff hanno costruito i giovani e io li portavo in prima squadra per poi venderli a società importanti».

ALLENATORI. E a proposito di ex biancazzurri, sono cinque gli allenatori di serie A: Giampaolo, Allegri, Ballardini, De Canio, Delio Rossi. «Se permettete, all’elenco aggiungerei anche Gasperini che è stato a un passo dal tornare al Pescara come allenatore. Aveva già firmato per noi nella sede della Juventus. Era il mese di gennaio, poi il Crotone lo ha richiamato e lui ha compiuto un miracolo salvandolo proprio a spese nostre. Così a fine campionato optammo per Sarri».

GALEONE. Quando si parla di allenatori una menzione speciale è per Giovanni Galeone. «Lui è un mondo a parte. E’ unico nel suo genere, dotato di grandi valori umani e una sensibilità fuori dal comune. Per le sue qualità avrebbe dovuto allenare il Barcellona o il Real Madrid. Gli altri sono allenatori, lui è un maestro. Galeone è il biglietto da visita di Pescara nel calcio, rappresenta la sua storia. Spero che decida di continuare a dare il suo contributo. Nell’immediato lo vedo bene come dirigente».

IVO IACONI. E tra gli allenatori passati per Pescara, Andrea Iaconi ha avuto anche suo fratello Ivo. «Fu scelto da Oliveri e non da me. Ivo è stato dopo Galeone l’unico in grado di vincere a Pescara. E secondo me il Pescara tornerà in B solo quando richiameranno Ivo in panchina».

IL DOPO SCIBILIA. Quando il discorso si sposta sul dopo Scibilia-Oliveri, Iaconi ha un moto d’orgoglio. «Tutti quelli che sono venuti dopo Paterna hanno fatto passerella avvicendandosi sui media, asserendo di aver salvato la società. La verità inconfutabile è che se non avessi monetizzato per due milioni di euro e il direttore della Caripe non mi avesse anticipato il credito poi effettivamente riscosso, oggi il Pescara con ogni probabilità sarebbe nei dilettanti. In quella fase c’era anche chi andava proponendo i migliori talenti del vivaio come Cani e Di Matteo a duecentomila euro, a fronte di un valore decine di volte superiore. Per fortuna che il direttore della banca, Mancini, fermò questo scempio».

SOGLIA. Iaconi non nasconde la sua delusione per la fallimentare gestione dei fratelli Soglia. «Riponevo molta fiducia in Gerardo. Non so cosa gli sia successo strada facendo. Ho lavorato alacremente perché la società transitata nelle sue mani fosse quanto più pulita e solida, col sostegno delle istituzioni e dell’istituto di credito locale. Del resto prima del passaggio ai Soglia ero diventato il vero punto di riferimento della società verso il sindaco, gli amministratori e le istituzioni. Tutti eravamo convinti che la situazione si sarebbe messa nel migliore dei modi. Purtroppo non è andata così».

LA CITTA’. Il rapporto con la piazza e con la città. «Eccezionale. In particolar modo con la vecchia generazione di tifosi. Purtroppo qualcuno adesso non c’è più. Erano ultrà nel vero senso della parola perché persone vere e che alla società non hanno mai chiesto nulla e per questo erano liberi anche di contestare. A loro posso solo dire grazie per quanto ci siano stati vicini nella fase più calda, quella dei play off vinti contro Sambenedettese e Martina».

Il pensiero corre a chi ha raccolto il delfino morente. «Della nuova proprietà posso parlare dell’unico che conosco, ovvero Peppe De Cecco. Ho con lui un bellissimo rapporto e mi ha sempre dato i giusti consigli. Non potrò mai dimenticare la telefonata che mi fece all’indomani dell’arrivo di Pincione e Baron a Pescara. Mi intimò, in un’appassionata telefonata, di scappare al più presto! Degli altri posso solo dire che me ne hanno parlato molto bene. Antonio Oliveri ha speso parole importanti sulla signora Caldora e su Daniele Sebastiani».

OGGI. Infine, la partita di oggi. «Pescara e Arezzo non vivono un momento esaltante, speriamo sia una bella partita. Per me l’aspetto agonistico passo in secondo piano - infatti non sarò in tribuna a Vasto - perché sono ancora molto turbato dal terremoto che ha colpito i nostri amici aquilani».