Il mondo di Elizalde: io, l’Uruguay la musica e il calcio italiano

Il difensore biancazzurro compirà 18 anni il 27 febbraio e ha come mito Sergio Ramos del Real Madrid. «Ascolto i consigli di mister Zeman e spero di avere qualche opportunità»

PESCARA. La passione per la chitarra, la nostalgia dell’Uruguay e l’ambizione di diventare un difensore di grande livello. Edgar Elizalde ha lasciato il suo Paese all’età di 17 anni (diventerà maggiorenne il 27 febbraio) per inseguire il suo sogno. Il nuovo talento del Pescara racconta al Centro progetti, desideri e anche le sue debolezze. Ad esempio, a Capodanno, quando è tornato a Casupà, paesino di tremila anime a 110 chilometri dalla capitale uruguaiana Montevideo, non voleva più tornare. Non è stato facile lasciare la famiglia e gli amici, ma Edgar ha deciso di insistere e di affermarsi nel Pescara. La società biancazzurra lo aveva già bloccato a maggio del 2017, ma il nome di Elizalde ha richiamato l’interesse di vari club più facoltosi e prestigiosi del Delfino (Napoli, Leicester ed Espanyol). Alla fine, i rapporti stretti tra il presidente Sebastiani e l’imprenditore uruguaiano (e socio del Pescara) Victor Mesa, ex patron del Wanderers, hanno sbloccato l’affare.
Nato a Montevideo, cresciuto a Casupà, Edgar è figlio di Horacio, professore di educazione fisica, e Rosario, impiegata in una compagnia telefonica. Ha iniziato a giocare nel Fica Casupà, poi al City Park Montevideo e nel 2013 è entrato nel Wanderers. Tre anni dopo, Flavia, la sorella maggiore, si è iscritta all’università di Montevideo e Edgar è andato a vivere con lei. Da quel momento, finalmente, il padre non ha dovuto più accompagnarlo agli allenamenti (220 chilometri tra andata e ritorno più volte a settimana!). Ragazzo educato e umile, ha studiato musica per sei anni diventando insegnante di chitarra. Lo scorso 28 ottobre Zeman lo ha fatto debuttare in serie B nei minuti finali del match col Brescia (nella foto un colpo di testa di Elizalde), poi altri due spezzoni con Ascoli e Sampdoria (coppa Italia). Ora il difensore centrale, che se la cava bene anche da terzino sinistro, sogna una chance da titolare.
Elizalde, quando ha saputo della trattativa tra Wanderers e Pescara?
«Agli inizi del 2016, poi a maggio dell’anno scorso sono venuto a fare un provino con la Primavera. Il campionato era finito e la squadra stava svolgendo l’ultima settimana di allenamento. I contatti sono proseguiti e a luglio si sono sbloccati. Ero in Inghilterra, a Birmingham, con la Nazionale Uruguay under 17 per disputare un paio di amichevoli. C’era Roberto Druda (talent scout e membro del cda biancazzurro, ndr) che è venuto a prendermi in albergo a Birmingham e mi ha portato in ritiro con il Pescara a Palena».
In pratica dall’Inghilterra all’Abruzzo senza tornare in Uruguay. Le manca tanto il suo Paese?
«Sì, non è stato facile separarsi dalla famiglia e dagli amici. A Capodanno sono stata sette giorni a casa mia e per un attimo ho pensato di non tornare. Però a Pescara mi trovo bene, tutti mi hanno accolto con grande affetto. Darò il massimo per ripagare la fiducia della società».
Quando la vedremo in campo dal primo minuto?
«Non lo so. Penso solo a farmi trovare pronto, sono giovane e devo migliorare. Per fortuna nel Pescara ci sono difensori forti che mi aiutano. Zeman? Ascolto i suoi consigli e spero di avere qualche opportunità».
Calcio uruguaiano e italiano: quali sono le differenze?
«Innanzitutto la tattica che qui è esasperata. In particolare, ho notato che quasi tutte le squadre praticano un calcio difensivo. Basta guardare l’atteggiamento del Perugia venerdì scorso nel primo tempo. Al contrario, Zeman ci chiede di attaccare sempre, ma è una voce fuori dal coro. In Uruguay si gioca con maggiore spensieratezza e, soprattutto, si corre molto meno. Ricorderò per sempre le fatiche della preparazione a Palena».
L’Uruguay ha poco più di tre milioni di abitanti e una tradizione calcistica invidiabile. Come si spiega?
«Nel mio Paese c’è una passione incredibile per il calcio. I bambini giocano per ore e ore in strada, un po’ come, mi dicono, succedeva in Italia in passato».
Lei piace a grandi club come la Juve e l’Inter. Se potesse scegliere dove andrebbe?
«Prima di arrivare in Italia conoscevo bene solo la Juventus che da anni è la squadra più forte. Poi ho visto qualche partita dell’Inter e devo dire che gioca un calcio piacevole, anche se ultimamente ha un po’ rallentato. E poi c’è il mio connazionale Vecino che è un gran giocatore».
Ha un modello nel calcio?
«Sì, Sergio Ramos del Real Madrid. È il più forte del mondo. In Uruguay, però, il mito è Diego Lugano, storico capitano della Nazionale».
Cosa fa nel tempo libero?
«Mi piacciono molto le serie televisive, le guardo su Netflix, poi gioco con i miei compagni alla play station, a Fifa 2018 e a Call of Duty, oppure suono la chitarra. Ho studiato sei anni questo strumento prendendo l’abilitazione per insegnare musica. Quale genere? Adoro la cumbia e plena. Poi, almeno una volta a settimana, vado a casa di Roberto Druda a Pineto».
Dove c’è la signora Fania, moglie di Roberto e cuoca rinomata, giusto?
«Sì, i cannelloni sono il mio piatto preferito e lei li prepara in modo speciale. Ma tutto quello che cucina è ottimo».
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