La dinastia dei Paolucci il calcio dalla A ai dilettanti

Dagli anni Sessanta a oggi: prima i quattro fratelli, ora in campo vanno i figli

TOLLO. Se parli di sport a Tollo, non puoi fare a meno di nominare la famiglia Paolucci, vera e propria istituzione calcistica. Più generazioni che hanno segnato e stanno segnando il calcio locale con i suoi componenti, tramandando la passione per il pallone di padre in figlio da ormai un cinquantennio.

Una dinastia bella e buona. E per ricostruirla il “cicerone” è uno dei protagonisti, Giovanni Paolucci. Per risalire alle origini bisogna tornare indietro di cinquant'anni.

Tutto ha avuto inizio nella stagione 1963/1964. A Tollo in quegli anni c'era già un personaggio sportivo di livello assoluto come Roberto Ciccotelli (che ha disputato la serie A con il Perugia di Renato Curi). Proprio Ciccotelli, che giocava a Miglianico, passò alla Mezzanotte, una squadra di Pescara che militava in Promozione.

Venne organizzata, così, una partita amichevole tra la stessa Mezzanotte e i ragazzi di Tollo. Tra questi c'erano Giovanni e Francesco Paolucci (più conosciuto come Franco), due dei cinque figli nati da Rolando Paolucci e la moglie Celeste. Giovanni e Francesco sono i più grandi, mentre più giovani sono Silvio e Fabrizio, oltre ad un altro fratello prematuramente scomparso. Tornando a quell'amichevole tra la Mezzanotte e i ragazzi di Tollo, dopo l'incontro la compagine pescarese decise di tesserare Giovanni, allora 15enne, che si destreggiava nel ruolo di stopper. «Papà non voleva che giocassi», svela Giovanni, «all'epoca dovevamo lavorare e facevo il muratore».

Così, data l'ostruzione del papà e vista la distanza dai campi, che aumentava le difficoltà per potersi allenare, l'arcigno stopper rimase fermo.

Il discorso si è ripetuto la stagione successiva. Nel 1966/67, infatti, Gigino Di Pillo, fondò a Tollo una squadra di Terza categoria, dove Giovanni non potè giocare proprio perché tesserato con la Mezzanotte. In quella formazione, invece, era presente il fratello minore Francesco, che svolgeva egregiamente il suo ruolo di terzino. Finalmente, però, nella stagione 1967-68, anche Giovanni riuscì a tornare sui campi. Lo fece proprio a Tollo, insieme a Francesco, nel campionato di Seconda categoria.

Fu probabilmente l'anno della svolta: il papà Rolando, che di mestiere faceva il carpentiere, venne coinvolto nella società diventando il custode, mentre mamma Celeste, che era una massaia, lavava le magliette dei calciatori. In quel contesto sono cresciuti Silvio e Fabrizio Paolucci, i fratelli più piccoli, ma, forse, anche i più talentuosi.

Silvio. Ha iniziato a Tollo nella categoria Juniores, con Armando Tiberio allenatore. A quindici anni lo acquistò la Pro Vasto che militava in serie C. Fece una stagione di settore giovanile e a 16 anni entrò in prima squadra. Silvio si dimostrò subito un grande attaccante, tanto che nel giro di tre anni venne convocato in Nazionale Pre-Juniores, Juniores e under 21. Nel 1979 fu acquistato dall'Ascoli per 200 milioni di lire. Con la squadra di Rozzi totalizzò trenta presenze in serie A e tre gol, di cui uno al debutto con l'Udinese. Da lì la carriera di Silvio viaggiò a vele spedite in diverse formazioni, tra cui Ternana, Brescia e Palermo. Oggi Silvio è un allenatore in cerca di squadra: ha seduto in passato sulle panchine di Nocerina, Campobasso, Chieti e le ultime due esperienze sono state a Como e Aprilia, da dove è stato esonerato a febbraio scorso. Ha tre figli, Daniele, Alessia e Luca.

Fabrizio. Il più piccolo, ma a detta del fratello maggiore Giovanni «il più forte della famiglia». La sua carriera è partita da una squadra giovanile chiamata Pescara 74. La svolta sarebbe potuta arrivare a 16 anni, nel 1980, con il passaggio alla Primavera del Bologna, dove Fabrizio giocò insieme a gente come Roberto Mancini. Ma la sua avventura emiliana durò solo un anno. Il centrocampista tollese, infatti, fu rispedito a casa perché non voleva studiare. A quel punto disputò diversi campionati tra C2 e serie D a Francavilla, San Salvo, ma soprattutto con la Pro Vasto, dove trascorse ben otto anni. La sua carriera si chiuse con la Ternana in quarta serie e il Tollo in Promozione. Adesso Fabrizio vive a Vacri, fa l'imbianchino, è sposato e ha due figlie. Per quanto riguarda Giovanni, anche lui è sposato, ha due figlie ed è un ex casellante autostradale in pensione. Francesco, invece, fa l'imbianchino di mestiere, è sposato e ha quattro figli, Andrea, Celeste, Lorenzo e Alessandro.

La nuova generazione. E sono proprio i figli i protagonisti della nuova generazione dei Paolucci, gente che sta ripercorrendo la strada di genitori e zzi.

Andrea. Il primo dei quattro figli di Francesco è un giocatore professionista. Centrocampista classe '86, ha giocato con la Primavera del Pescara, con cui ha esordito in serie B ai tempi di Sarri. Acquistato successivamente dalla Fiorentina, ha iniziato a girovagare in diversi club di serie B e Prima Divisione. Attualmente è sotto contratto con il Cittadella ed è un punto fermo per il tecnico Claudio Foscarini.

Lorenzo. Lorenzo è il fratello di Andrea, ha diciotto anni ed è un centrocampista della Primavera del Pescara. Dopo aver iniziato con la scuola calcio di Tollo, nella società biancazzurra si è distinto tra gli Allievi Nazionali e poi in Primavera.

Alessandro Paolucci. Il più piccolo dei figli di Francesco, ha appena undici anni, ma sta già seguendo le orme di famiglia. Attualmente gioca insieme ai pari età del Tollo, ma c’è da giurare che nelle sue vene scorre sangue da calciatore.

Daniele. Daniele è il primogenito di Silvio Paolucci. Classe 1983, ha iniziato a giocare con la Berretti del Pescara. Poi la decisione di provare il calcio a 5, disciplina con cui ha ottenuto tanti risultati. Un palmarès che racconta di due campionati di serie A2 vinti, uno a Terni e l'altro a Spoleto, la conquista di una Coppa Italia di A2 a Terni, nonchè la convocazione in Nazionale. L'ultima stagione, invece, l'ha trascorsa sui campi di A2 a Orte.

Luca. E' il figlio più piccolo di Silvio, classe '96 come il cugino Lorenzo. Ha cominciato la trafila calcistica con il Pescara. In seguito ha voluto seguire il padre nell'esperienza a Como, squadra con cui ha collezionato qualche presenza tra le categorie giovanili. Poi il ritorno in Abruzzo, che lo ha portato a giocare con la compagine teatina del River 65 e oggi nel Chieti.

Passato, presente e futuro della storia calcistica della famiglia Paolucci. Una storia di passione e talento su cui ci sarà ancora tanto da scrivere.

Alfredo Sitti

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