BASKET

La leggenda di Capone: "Io campione a 52 anni"

Una vita per il canestro. Il teatino conquista il settimo titolo over: in carriera 4 europei e 3 iridati

CHIETI. Una vita per la pallacanestro, quella di Claudio Capone, 52 anni, campione del mondo over 50.
Un titolo che il play-guardia teatino ha messo in bacheca domenica scorsa grazie al successo dell’Italia (guidata da Alberto Bucci) nella finale, contro la Russia, alla rassegna iridata Fimba (federazione cestistica degli over) che si è conclusa a Montecatini, al PalaTerme, davanti a oltre mille spettatori. Un titolo che l’Italia già deteneva per averlo vinto nel 2013 a Salonicco. Capone è stato un pilastro della squadra azzurra, al pari dell’inossidabile Mario Boni e del rosetano Titti Stama. Dieci punti per il teatino nella sfida decisiva vinta 69-64.
Quello di domenica è stato il settimo titolo, da quando ha abbandonato l’attività agonistica: quattro europei e tre mondiali. La leggenda continua, dopo i fasti della serie A dove ha messo a segno oltre 5.000 punti in carriera.
Capone, stanco?
«Stanco, ma contento. Sto tornando a Chieti in treno. Non ho ancora smaltito la sbornia di entusiasmo».
Non molla mai?
«Non ci penso nemmeno. La pallacanestro è la mia passione. Sarà una frase fatta, ma non riesco a immaginarne un’altra che possa descrivere il rapporto con il mio sport preferito».
Ma a 52 anni che cosa glielo fa fare?
«La passione, l’adrenalina per la partita, quella che ho assaporato per tanti anni. E poi devo dire che si è creato un bel gruppo. E’ bello stare insieme, è bello condividere una passione che ci accomuna. Siamo stati dieci giorni alla grande, mi sembrava di tornare indietro nel tempo, quando si giocava in serie A. E poi è fantastico condividere la passione con giocatori di altre nazioni. E poi...».

E poi che cosa?
«Si giocava a Montecatini, dove sono un idolo per il mio passato. E’ come essere stato in famiglia. Mi facevano i cori, richieste di selfie e autografi. Sono tornato indietro nel tempo, ho rivissuto emozioni sopite dal tempo».
Ma in campo vi arrabbiate ancora?
«Certo, anzi più che in passato. Nessuno ci sta a fare brutta figura».
Adesso Capone che cosa fa?
«Faccio minibasket con il Village di Angelo Coccia, a Chieti, e a Ortona con l’Intrepida dove stiamo portando avanti un progetto iniziato tre anni fa attorno alla mia figura. Mi piace il basket, è stata ed è la mia vita. Il tiro, il canestro da centrare, il rimbalzo da prendere. La passione non muore mai».
Alcune settimane fa ha scritto un post polemico su Facebook, come se non si sentisse abbastanza considerato nella sua città, Chieti.
«E’ sotto gli occhi di tutti. La mia esperienza non è mai interessata. Tante parole, ma niente fatti concreti. Mi dispiace, ma è così».
E’ l’estate in cui Chieti ha perso prima la A2, con la retrocessione, e poi la serie B, con la mancata iscrizione.
«Non mi sorprende affatto. Si sapeva da tempo che sarebbe finita così. Si poteva evitare questa fine. Si poteva cercare di porre rimedio alla situazione che si è venuta a creare. Ci sono stati degli errori e Chieti resta con un pugno di mosche in mano. Non è nella logica delle cose che Chieti sia relegato in C Silver quando ci sono altre piazze abruzzesi che navigano tra A2 e serie B. E’ una ferita al cuore, ma, ripeto, non mi sorprende».
Lei, Boni, Stama e gli altri campioni del mondo over 50 e gli azzurrini vice campioni del mondo under 19. Che futuro attende il basket italiano?
«Sono anni che non riusciamo a restare su certi livelli, quelli che ci competono e che si conciliano con la storia. Stiamo rincorrendo e la qualificazione olimpica persa in casa a Torino è una ferita ancora aperta. Non dico tanto, ma mi piacerebbe rivedere l’Italia competere quantomeno a livello europeo. Sarebbe il primo passo per tornare ai fasti di un tempo».
Per chi non lo sa: perché la chiamano Moses?
«Ai tempi in cui arrivavano le prime immagini televisive della Nba, attraverso Italia 1 e Capodistria, erano tutti incantanti da Moses Malone. E gli amici del campo del Sacro Cuore, a Chieti, mi hanno affibiato questo nomignolo che mi porto ancora dietro».
Quando ha intenzione di fermarsi?
«Non ci penso nemmeno. Continuerò a giocare e a centrare il canestro fino a quando ne avrò la possibilità».
Parola di Moses.
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA