Monaco: Lanciano, la sfida del cuore

«Ho ricordi bellissimi, la squadra è forte e decollerà, ma non domenica»

Lanciano gli evoca bei ricordi, sia da giocatore che da allenatore. Francesco Monaco, 49 anni, domenica tornerà al Biondi da ex per la terza volta (un pari e una sconfitta quando era tecnico dell’Ancona). Lo farà alla guida del Potenza che ieri sera ha giocato in coppa a Gela. In rossonero è stato da mediano negli anni Ottanta, con Ezio Angelucci presidente, e da allenatore, chiamato da Riccardo Angelucci, nella stagione 2005-2006.

A Lanciano ha vissuto la prima esperienza su una panchina professionistica, in C1. «Il primo amore non si dimentica mai...», sospira l’allenatore che ha preso il posto di Eziolino Capuano tre settimane fa.

Monaco, domenica si emozionerà?
«Durerà un attimo. Ma sarà impossibile non emozionarmi al Biondi. Troppi ricordi, tutti belli».
Legati in gran parte alla famiglia Angelucci.
«Sì, il compianto Ezio mi ha preso da calciatore e il figlio Riccardo mi ha dato la prima opportunità da allenatore. Sarò sempre grato a loro».

E poi tanti amici.
«Domenico Genovese (responsabile del settore giovanile, ndr), Claudio Menno Di Bucchianico (il segretario, ndr) e tanti altri. Oltre, ovviamente, a un buon rapporto con la città e con la tifoseria».
Stagione 2005-2006, in quel Lanciano c’era un giocatore che adesso è in Nazionale a Coverciano.
«Si riferisce a Salvatore Bocchetti (difensore del Genoa, ndr), certo. Me lo sono portato io da Ascoli. Era un mio giocatore nella Primavera bianconera. E’ cresciuto tanto, ma il talento era visibile a occhio nudo. Non mi sorprende vederlo in azzurro».

C’era anche il centravanti Di Gennaro.
«Veniva dalla serie D e a gennaio la società l’ha venduto. Abbiamo raggiunto un doppio scopo in quella stagione: la salvezza senza patemi d’animo e la valorizzazione dei giovani. Alla grande».
In quella squadra inoltre...
«C’era un grande capitano, con la “c” maiuscola, che oggi è il direttore sportivo della Virtus Lanciano. Mi riferisco a Luca Leone, un grande».

Dopodiché, lei è andato ad Ancona: salvezza ai play out in C1, promozione in B e ancora salvezza prima dell’esonero della primavera scorsa. Come mai, poi, è finito sulla panchina del Potenza ultimo in Prima divisione?
«Bella domanda. E’ accaduto qualcosa di strano, a mio avviso. Pur avendo fatto bene negli ultimi anni, non ho ricevuto alcuna offerta. Niente. E a me piace lavorare, tanto. Non mi era mai capitato di restare disoccupato. Sono rimasto fuori e ne ho sofferto. Così quando mi è arrivata la chiamata da Potenza mi sono tuffato con entusiasmo in questa nuova avventura. Lo so, sarà difficile. Ma tutti insieme possiamo fare bene».

Dalla serie B alla Prima divisione, rimpianti?
«Sì, ma nel calcio non sempre si va avanti per meriti acquisiti sul campo. Quindi, guardo avanti e penso a fare bene con il Potenza».

I numeri dicono che V. Lanciano-Potenza sarà una sfida di bassa classifica.
«Sono tanto chiari quanto impietosi. Ma posso dire che il Potenza, nella mia gestione, ha pareggiato a Ferrara, sfiorando la vittoria. E domenica, contro il Verona, ha disputato un buon primo tempo. Certo, dopo il gol degli scaligeri, è mancata la reazione. Ma ripartirà dal buon avvio di gara».

Due gare senza vittoria per lei.
«A Lanciano ho perso una volta e pareggiato l’altra. Quindi...».
Che idea si è fatto della Virtus Lanciano?
«L’ho vista in questa stagione, in casa, contro il Verona. L’ho seguita. Al di là delle difficoltà iniziali, credo che risolverà i suoi problemi. La squadra è forte. E grazie alla coesione del gruppo e alla guida tecnica, prima o poi, prenderà il volo».

Da domenica?
«Spero dalla prossima domenica, non questa».
Suo figlio Fabio gioca a Sant’Egidio alla Vibrata.
«E’ un terzino sinistro classe 1988, è alla terza stagione in maglia giallorossa».
Può diventare un calciatore professionista?
«Credo proprio di sì. Ha tutti i mezzi per riuscirci. E anche quest’anno è partito bene, come tutta la Santegidiese».