Perrotta, il duro cresciuto con il mito di Rocky Balboa 

Grinta, personalità e temperamento: Zeman può contare su di lui

PESCARA. Milan-Pescara, campo Vismara, ottavi di finale di coppa Italia categoria Allievi. È il 24 novembre del 2010 e Marco Perrotta guida la retroguardia biancazzurra. Nel corso del match, il difensore si scontra con un avversario rimediando un brutto colpo al volto. Dall’arcata sopraccigliare esce molto sangue e Perrotta rimane per un po’ a bordo campo. I medici del Delfino gli applicano una vistosa benda prima di farlo rientrare in campo. Ma la fasciatura non regge, così l’arbitro si dirige verso il centrale difensivo e gli dice: «Mi dispiace, ma deve uscire dal campo. Sta perdendo troppo sangue e in queste condizioni non può continuare a giocare». È la resa definitiva? Macché. Perrotta abbandona di nuovo il rettangolo verde, si avvicina alla panchina, chiede al medico di suturare la ferita e si fa applicare un’altra benda che gli permette di ottenere l’ok dell’arbitro per tornare nella mischia.
Questo è Perrotta, un gladiatore. All’epoca era un promettente difensore degli Allievi guidati da Tonino Di Battista, il tecnico che successivamente lo allenò anche nella Primavera. Ora Marco vuole tenersi stretta la maglia da titolare dopo che Zdenek Zeman gli ha dato fiducia nelle prime tre gare di campionato. Dotato di spiccata personalità, temperamento e cattiveria agonistica, il 23enne centrale difensivo entra nelle giovanili quando ha 15 anni. In realtà doveva andare al Messina, però il club siciliano fallisce e il Pescara riesce a tesserarlo. Sabato (ore 15) i biancazzurri saranno impegnati fuori casa contro la Salernitana. All’Arechi l’atmosfera sarà “caldissima”, ma Perrotta non si farà intimorire. Lo scorso 13 maggio ci ha giocato con l’Avellino (perdendo 2-0) e Walter Novellino lo ha schierato terzino sinistro. Il tecnico degli irpini lo avrebbe rivoluto con sè, ma il Pescara ha puntato su di lui togliendolo dal mercato. Tra due giorni Marco giocherà al centro della retroguardia, anche se il suo partner potrebbe cambiare. Il posto di Andrea Coda, infatti, è insidiato da Cesare Bovo che dovrebbe partire titolare.
Molisano di Campodipietra, Perrotta è molto legato alla sua terra e quando può torna nel paese di duemila anime in provincia di Campobasso, dove vivono i genitori, Giovanni e Maria, il fratello Giona e e la sorella Carmen. La sua dote migliore è sempre stata la determinazione. Cresciuto con il mito di Rocky Balboa, il protagonista del film di Silvester Stallone (ha l’immagine del pugile eroe sul suo profilo WhatsApp), Perrotta ama la pasta alla carbonara, ma con Zeman non potrà permettersi peccati di gola. Il boemo pesa i calciatori tutti i giorni e mette in castigo chi trasgredisce. Il suo hobby preferito è il cinema che frequenta almeno una volta a settimana per gustarsi qualche buon film drammatico (genere che preferisce). Fidanzato da cinque anni con Greta, Marco ha le idee chiare per il futuro: vorrebbe diventare un direttore sportivo. Ora, però, è concentrato sul suo percorso di crescita iniziato qualche anno fa. Dopo la trafila nelle giovanili biancazzurre e il precoce esordio in prima squadra (nel 2011 a 17 anni in Cittadella-Pescara grazie a Eusebio Di Francesco) Marco ha svolto la preparazione con Zeman nell’estate del 2011. Durante un allenamento si fratturò la caviglia e restò ai box per alcuni mesi. Tornò nella Primavera giocando qualche partita e da gennaio 2013 iniziò a “farsi le ossa”. Un anno e mezzo alla Paganese, poi due a Teramo con Vivarini nella squadra che conquistò la promozione in B, poi revocata. Una maturazione graduale che lo ha portato ad Avellino in B (24 gare nel torneo scorso). Abile nel gioco aereo e in marcatura, in passato era un po’ troppo irruento e per questo rimediava spesso cartellini e squalifica. Ora ha imparato a gestirsi. Deve affinare la tecnica, soprattutto se vuole avvicinarsi ad Alessandro Nesta, il suo idolo da sempre. In ogni caso, Marco è pronto per la definitiva consacrazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA