Pescara, Carraro: «Dal nuoto all’Inter ora mi godo Zeman» 

Il "ragioniere" dei biancazzurri: «Mia madre mi aveva iscritto in piscina, ma io volevo giocare a calcio. L’estate scorsa l’ho resa felice prendendo il diploma»

PESCARA. Il ruolo più delicato affidato a un diciannovenne. Dopo l’infortunio di Mattia Proietti, il boemo ha alternato Gaston Brugman, Franck Kanoutè e Marco Carraro in quella posizione. Proprio quest’ultimo ha battuto la concorrenza e da quattro partite è diventato il titolare. Il giovane, nato nel 1998 a Dolo in provincia di Venezia, ha mostrato segnali di crescita incoraggianti confermando le buone referenze che avevano accompagnato il suo arrivo in Abruzzo.
È in prestito dall’Inter, dove nella passata stagione ha vinto lo scudetto Primavera. Al club nerazzurro è approdato tre anni fa dopo aver iniziato a giocare nel 2006 con il Riva di Malcontenta, squadra di una località vicinissima al suo paese, Dogaletto di Mira.
Ma il calcio non è stato il primo sport praticato con continuità. La madre, Stefania, lo aveva iscritto in piscina quando Marco aveva cinque anni. A sette, la scelta definitiva. «Mamma, voglio giocare a pallone». A quel punto nessuno ha potuto frenare le ambizioni del piccolo. «Fin da bambino ha sempre avuto il pallone tra i piedi, e calciando ho distrutto un bel po’ di cose. Ora rido, ma allora era da ritirargli il pallone», ha confessato tempo fa Stefania al blog interista “fratellidelmondo”.
In realtà la passione per il calcio era già radicata nella famiglia Carraro, in particolare nel padre Giancarlo che ha seguito Marco in ogni suo passo e che, purtroppo, se ne è andato improvvisamente ad agosto del 2016. Un malore quando era in vacanza a Vieste non gli ha dato scampo. «Mio padre mi ha insegnato tutto, lo ringrazierò per sempre. Lui e mia madre mi hanno sempre aiutato». Mamma Stefania è rimasta a vivere a Dogaletto di Mira con Giovanna, la seconda figlia, che frequenta il liceo artistico. Marco è fidanzato con Lara e lo scorso giugno si è diplomato in ragioneria riuscendo a conciliare lo studio con gli allenamenti. Ora, a Pescara, la grande chance da sfruttare in prima squadra. Il centrocampista racconta al Centro i primi mesi da professionista in riva all’Adriatico.
Carraro, quattro gare di fila da titolare. Se l’aspettava?
«Ci speravo. Siamo in tanti e durante gli allenamenti ci impegniamo al massimo per convincere l’allenatore. All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà a causa della dura preparazione e per il nuovo modo di intendere il ruolo. Nelle giovanili mi hanno insegnato a far girare la palla e a curare il possesso. Al contrario Zeman chiede di giocare rapidamente il pallone in verticale».
Che rapporto ha col boemo?
«Buono. Lui sa sempre usare le parole giuste per motivare i calciatori e, soprattutto, non ha alcuna paura di lanciare i giovani, a differenza di molti altri allenatori».
Lei viene dall’Inter dove ci sono tanti stranieri. È un problema la loro presenza per i giovani italiani?
«Non credo. Anche in Spagna, in Inghilterra e in Germania ci sono tanti stranieri. Il guaio è che nel nostro Paese si punta poco sui giovani del vivaio. Ci vorrebbe un pizzico di coraggio in più da parte dei tecnici perché anche da noi ci sono giocatori forti».
Lei, juventino sin da piccolo, di proprietà dell’Inter.
«Sì, vengo da una famiglia di tifosi bianconeri, ma sono orgoglioso di essere un calciatore dell’Inter. Oltre ad aver vinto il campionato Primavera, ho avuto la fortuna di allenarmi qualche volta in prima squadra. In quei giorni ero un po’ agitato, però sono stati tutti disponibili. Negli esercizi di coppia ero con Gagliardini che mi ha dato tanto consigli. Icardi? Un vero bomber, ha un fiuto del gol pazzesco».
Lei tira bene le punizioni. Perché non le danno la possibilità di calciarle?
«Le lascio a Brugman che è più bravo. Se c’è da mettere il pallone al centro ci sono io».
Si ispira a qualcuno?
«Il mio idolo è Pirlo, un calciatore di una classe immensa. Dovrò farne di strada per avvicinarmi solo un po’ a lui...».
Sabato a La Spezia. Che gara si aspetta?
«Non sarà un impegno agevole. È una squadra aggressiva, organizzata e il pubblico si fa sentire. Dovremo difenderci bene e attaccare con velocità. In queste prime quindici partite il nostro rendimento è stato altalenante. Ora avremmo bisogno di continuità. Andremo a La Spezia per imporre il nostro gioco. Il Pescara ha dimostrato di potersela giocare con tutti. Grazie al successo con la Pro Vercelli abbiamo ritrovato il sorriso e ora vogliamo altri risultati positivi».
Dove potrà arrivare il Delfino?
«Dobbiamo pensare ad una gara per volta. Ora siamo in corsa per un posto nei play off che mi sembrano un traguardo alla nostra portata. Anzi, a mio avviso, non abbiamo nulla da invidiare a Bari, Frosinone e Palermo, le squadre che vengono indicate spesso come le migliori della serie B».
Lei ha fatto la trafila nelle Nazionali giovanili e qualche giorno fa ha debuttato con l’under 20. Emozionato?
«Tantissimo. Erano due anni che non venivo chiamato e tornarci mi ha dato una gioia immensa. Indossare la maglia azzurra è una gran bella sensazione. Non è retorica, quando ti infili la casacca della Nazionale provi veramente delle sensazioni uniche».
A Pescara come si trova?
«Benissimo. Mi piace tanto passeggiare in centro o sul lungomare. E poi i vostri arrosticini sono deliziosi. All’inizio li mangiavo spesso, ora non posso più. Il motivo? Zeman misura il nostro peso ogni mattina...».
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