Quando Piloni chiuse la saracinesca

Il protagonista. Le parate decisive del portiere scuola Juve: «Oggi neanche una festa»

Fra i protagonisti del Pescara 1976-77 che centrò un’isperata promozione in serie A ci fu il portiere Massimo Piloni, all’epoca 29enne. Proveniente dalla Juventus, il guardiano della porta biancazzurra contribuì non poco al salto di categoria tanto che, alla fine di quel campionato, il Pescara subì 29 reti realizzandone 48.

«La cosa più importante», ricorda Piloni, «è che riuscimmo a mantenere inviolata la rete negli spareggi. Sapevamo che ci bastava lo 0-0 per far festa insieme all’Atalanta e rischiammo pochissimo in difesa. A distanza di tempo si può ammettere tranquillamente che fummo un pochino fortunati nel sorteggio del calendario perché giocare la prima e la terza partita degli spareggi ci consentì di sfruttare la sconfitta del Cagliari con l’Atalanta. Con due posti disponibili per la serie A fu tutto più semplice».

Quale fu la svolta in campionato? «Forse proprio il successo sul Cagliari per 3-0 alla ripresa dopo le vacanze natalizie. Loro erano imbattuti, mentre noi avevamo appena iniziato la serie di 6 vittorie consecutive che poi ci regalò la vetta della classifica. Vincemmo talmente bene che ci rendemmo tutti conto della nostra forza».

Piloni ha lavorato in Abruzzo fino a qualche giorno fa, da preparatore dei portieri della Pro Vasto. «Ora sono rientrato ad Ancona in attesa di sistemazione», racconta. «Non ho fretta di rientrare nel giro e, nel frattempo, mi godo i progressi dei vari Iezzo, Castellazzi, Storari e Pantanelli che ho avuto il piacere di lanciare negli ultimi anni. Ho saputo dei problemi attuali del Pescara ma non me la sento di giudicare perché è sempre antipatico parlare di persone che non si conoscono a fondo. L’unico rammarico è che mi sarebbe piaciuto ricordare il trentennale della prima promozione con una festa tra vecchi amici. Invece, ci si accorge di queste ricorrenze solo per caso e i giovani d’oggi non sapranno mai capire le emozioni che provammo allora perché nessuno le ha raccontate con dovizia di particolari».