Savona-Teramo, Campitelli: "Non parlo, il giudice di Catanzaro non ha la competenza"

A Catanzaro per essere interrogato dai magistrati, il presidente del Teramo si avvale della facoltà di non rispondere. Il suo legale: "Potrà rispondere e risponderà solo all’autorità giudiziaria competente"

TERAMO. Si è avvalso della facoltà di non rispondere perché l'autorità giudiziaria territorialmente competente per i reati che gli vengono contestati non sarebbe quella di Catanzaro. Si è difeso così il presidente del Teramo, Luciano Campitelli, ascoltato nella questura calabrese nell'ambito della seconda tranche dell'inchiesta della Dda sul calcioscommesse in riferimento alla presunta combine della gara Savona-Teramo. Il Teramo vinse 2-0, conquistando la promozione in serie B con una giornata di anticipo a discapito dell'Ascoli, che chiuse il campionato al secondo posto in classifica e venne successivamente eliminato dalla Reggiana ai playoff. Campitelli è rimasto in Questura appena un quarto d'ora, poi è uscito da una porta secondaria evitando i giornalisti.

«Il Presidente Campitelli, giunto a Catanzaro per rispondere all’interrogatorio, ha compreso, nella fase iniziale dello stesso, che i fatti ipotizzati nei suoi confronti non sono riferibili a condotte realizzate nella giurisdizione di competenza della autorità giudiziaria di Catanzaro», si legge in una nota del suo legale Renato Borzone. «Di fronte alla formalizzazione di tale situazione processuale, la difesa ha chiarito immediatamente che l’indagato potrà rispondere e risponderà, in ossequio alle norme processuali, all’autorità giudiziaria competente, poichè il rispetto del giudice naturale precostituito per legge è un principio costituzionale posto a garanzia della legalità del procedimento ed è uno dei cardini dello stato di diritto. Pertanto la difesa sta attivando, nelle forme di legge, gli istituti di garanzia previsti dal codice di procedura penale affinché sia determinata la competenza territoriale adeguata ai fatti come ipotizzati dagli inquirenti».

Una strategia difensiva diversa da quella annunciata appena qualche giorno fa, quando il suo legale aveva sottolineato la volontà del presidente di rispondere alle domande per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Due giorni fa anche il ds del Teramo, Marcello Di Giuseppe, su consiglio del suo legale, l'avvocato Libera D'Amelio, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Secondo l'accusa la dirigenza del Teramo avrebbe dato mandato al ds dell'Aquila Ercole Di Nicola, già indagato nella stessa inchiesta e ritenuto a capo di una delle due organizzazioni dedite a combinare partite, affinché aggiustasse il risultato dell'incontro in favore della squadra abruzzese. Di Nicola si sarebbe avvalso della collaborazione di altri professionisti del calcio affinché la proposta di combine giungesse a destinazione: Ninni Corda, allenatore del Barletta, anche lui già indagato, e Giuliano Pesce, collaboratore tecnico del Parma. Il presidente del Teramo Luciano Campitelli ed il direttore sportivo della stessa società Marcello Di Giuseppe avrebbero poi versato i 30 mila euro per remunerare l'opera prestata dagli indagati per l'alterazione della partita.