atletica - lo scontro tra la iaaf e la mezzofondista 

«Semenya è biologicamente maschio» 

La federazione risponde all’atleta sulle regole degli iperandrogenici

LOSANNA . Non c’è fine alla querelle tra la Iaaf e Caster Semenya, la mezzofondista e velocista due volte campionessa olimpica degli 800 metri. La federazione internazionale è andata giù duro, rendendo noto il documento di 163 pagine del processo Tas: la Semenya è «una di quelle atlete biologicamente uomini ma con tratti d’identità di genere femminile». Dopo che Semenya aveva accusato la federazione mondiale di atletica di averla usata «come cavia da laboratorio nella faccenda riguardante il nuovo regolamento sugli atleti iperandrogenici», costringendola, per gareggiare, a sottoporsi a cure ormonali, la risposta della federazione non si è fatta attendere: «È biologicamente un maschio», ha scritto la Iaaf in una nota in cui spiega la tesi esposta davanti al Tas, che le ha dato ragione nei confronti della sudafricana, la quale contestava la regola secondo cui, per gareggiare, lei e le altre nella sua stessa condizione di iperandrogenismo (eccessiva produzione di ormoni maschili) devono obbligatoriamente sottoporsi a una terapia ormonale per ridurre i livelli di testosterone.