Sliskovic: io e Pescara storia d’amore infinita

Il bosniaco protagonista nel 1987 con Galeone: «Ero a un passo dalla Juve»
PESCARA. Tutti pazzi per Baka. In città l'ultima volta lo avevano visto 24 anni fa, lo incrociano per corso Umberto ed è come se fosse ieri. Una foto, un autografo, un abbraccio, una stretta di mano, tanti ma proprio tanti grazie per le emozioni, le fantastiche giocate, i gol e i dribbling regalati tra l'87 e l'88, la stagione dell'unica salvezza dei biancoazzurri in serie A.
Il fisico è sempre lo stesso, qualcuno gli dice pure che gli piacerebbe vederlo sabato in campo di nuovo in maglia biancazzurra, Sliskovic sorride a tutti e non nasconde che ad essere emozionato è proprio lui: «Tanto affetto proprio non me l'aspettavo», ha detto, «soprattutto non l'ho trovato in nessuna delle tante città in cui ho giocato o ho allenato lontano dalla Bosnia. C'è addirittura un signore che mi ha detto che suo figlio oggi ha 23 anni e si chiama Baka, incredibile…».
La prima immagine che spunta dai ricordi è ovviamente quella di una domenica di settembre a San Siro:
«Tre anni fa, prima di una partita in Arabia Saudita ho incrociato Walter Zenga e gli ho chiesto se sapeva chi fossi e lui di rimando: certo sei quello che mi ha fatto gol su rigore. 2-0, una festa pazzesca per quella che era una grande impresa per una squadra come la nostra appena arrivata dalla B. Fu anche l'inizio di un grande campionato, senz'altro superiore anche alle attese non solo dei tifosi ma anche di noi calciatori».
Quello Sliskovic arrivava da Marsiglia dove l'anno prima era stato premiato come miglior calciatore straniero del campionato francese, una manna probabilmente insperata per Giovanni Galeone che sapeva bene di che pasta fosse fatto quell'eccezionale numero 10: «Avevo 28 anni, era senz'altro il momento migliore della mia carriera. La Nazionale, i gol al Torino con la maglia dell'Hajduk in Coppa, l'esperienza positiva in un club ambizioso come il Marsiglia. Ero lanciatissimo e invece, non so perché all'improvviso mi ritrovai fuori squadra. Così chiesi di andare via e fui ceduto in prestito al Pescara che, proprio grazie a Galeone, fu lesto a cogliere l'occasione. Per me giocare in Italia era il massimo, sicuramente una vetrina importante che avrebbe anche potuto dare una svolta alla mia carriera».
E sarebbe andata così senza quel brutto infortunio a Torino quando mancavano sette partite alla fine del campionato…
«Probabilmente sì, visto che il mio procuratore era stato contattato sia dalla Juventus che dalla Roma e che lo stesso avvocato Gianni Agnelli aveva chiesto informazioni su di me al direttore sportivo Enrico Alberti. Invece quella maledetta domenica contro il Toro mi feci male da solo, rottura dei legamenti e addio sogni. Tra l'altro persi anche il Pescara visto che la società si rifiutò di accollarsi le spese che avrei sostenuto per l'intervento e la riabilitazione, nonostante l'ok di Galeone che era deciso a confermarmi lo stesso assieme a Leo e magari provando ad affiancarci Vujovic, un attaccante del Bordeaux che segnava valanghe di gol e che aveva giocato con me a Spalato».
Arrivarono invece i brasiliani Edmar e Tita, e sappiamo come finì. Torino fatale per Baka anche cinque anni dopo, visto che lì si concluse anche la seconda stagione in biancazzurro…
«Ma quella volta a mettermi fuori non fu un infortunio. Avevo 32 anni, Galeone mi disse che anche a mezzo servizio gli sarei stato utile sia in campo che nello spogliatoio. Accettai in pratica un contratto a gettone, dopo le 20 presenze ci sarebbe stato un bonus (100 milioni). A Torino disputai la diciottesima partita, al ritorno a Pescara trovai la sgradita sorpresa: ero fuorirosa, s'inventarono una mia fuga dal ritiro nel pomeriggio del sabato, inutile anche la testimonianza del tecnico a mio favore».
Di ostacoli imprevisti ne ha trovati tanti altri nel corso della carriera…
«Ho perso tre Mondiali di fila. Nell'82, un mese prima della partenza per la Spagna, dove probabilmente sarei stato titolare, mi ruppi durante una gara con l'Ofk Belgrado: schiacciato in sandwich da due avversari, ne uscii con una gamba aperta. Nell'86 fui escluso per un'intervista polemica con il tecnico che non avevo mai rilasciato, nel 90 il ct, che era anche allenatore dello Zeljeznicar mi fece capire che tra me e Bazdarevic che, guarda caso, giocava nella sua squadra, uno era di troppo…».
Tanto talento, poca fortuna e occasioni mancate. Sta andando così anche in panchina?
«Direi proprio di sì. All'Hajduk, dopo una rimonta dall'ultimo posto venni sostituito a quattro turni dalla fine quando ero in testa con sei punti di vantaggio, due anni fa in Cina è andata anche peggio: tre anni di contratto, esonerato alla prima giornata dopo un pareggio e una grande gara in trasferta. Che dire? Oggi ho tanti contatti: Sud Corea, Iran, Arabia Saudita, l'Under 21 e la Nazionale maggiore della Bosnia, può darsi che per soldi accetterò una di queste opportunità. Sarebbe diverso se arrivasse una proposta dall'Italia, qui si che mi rimetterei in gioco con entusiasmo. Ma chi rischia con un allenatore straniero? C'è Bjelika a La Spezia, l'anno scorso Petkovic alla Lazio, rarissime eccezioni».
Alcuni tuoi ex compagni di squadra ce l'hanno fatta…
«Su Gasperini non avevo dubbi, mi hanno sorpreso Allegri e Camplone che però stanno facendo un grandissimo lavoro. Sono contento per tutti e due che prima di arrivare hanno fatto anche tanta gavetta, senza scorciatoie che oggi vanno tanto di moda, Ma è il calcio in generale che ha preso una brutta china. Troppi, troppi, troppi soldi. Si può pagare un giocatore 100 milioni di euro? E' pazzesco. Prima o poi si arriverà a un torneo mondiale riservato solo a cinque o sei squadre. Io già adesso mi annoio, salvo giusto qualche partita del campionato spagnolo o di quello tedesco. E allora, piuttosto che addormentarmi davanti alla tv preferisco giocatore con i miei nipotini. Oggi c'è sempre meno spazio per il talento ma comunque segnatevi un nome: Alen Halilovic, 18 anni, appena acquistato dal Barcellona. Sì, è una specie di Sliskovic, parola di Baka. A presto Pescara…».
©RIPRODUZIONE RISERVATA