Il ciuccio speciale inventato per nutrire la bimba anoressica di due mesi

TERAMO

A due mesi s’ammala di anoressia, salvata con un ciuccio speciale 

La madre non aveva più latte a sufficienza e la neonata rifiutava di alimentarsi con il biberon. Nutrita in ospedale collegando il succhiotto a una siringa,  il primario: «Caso raro, ma può accadere»

TERAMO. Ammalarsi di anoressia a soli due mesi di vita. Al di là dei condizionamenti derivanti da immagini e modelli di bellezza ormai sempre più pervasivi. E’ il caso limite, molto raro, accaduto a Teramo che per fortuna è stato diagnosticato e trattato dal reparto di pediatria che ha una lunga storia nel trattamento dei disturbi alimentari fra bambini e adolescenti.
La storia dei primi due mesi di vita scorre senza scossoni fin quando alla mamma inizia a scarseggiare il latte, per cui tenta di integrare l’allattamento al seno con il latte artificiale. Ma la bambina rifiuta il biberon. A tre mesi di vita finisce completamente il latte materno e quindi l’unica fonte di nutrimento della piccola. La bambina, disidratata, viene ricoverata nel reparto di pediatria del Mazzini, diretto da Mario Di Pietro.

Mario Di Pietro, primario di Pediatria all'ospedale Mazzini

«Escluse patologie organiche, tipo un’allergia alle proteine latte o un reflusso gastroesofageo», spiega il primario, «ci siamo chiesti perchè la bambina rifiutasse di alimentarsi in maniera così ostinata. Abbiamo provato a farla alimentare da una persona della famiglia, perchè a volte il bimbo non accetta che mamma che gli ha dato il seno, gli dia una cosa “strana” come il biberon. Facendoglielo dare da una zia, una nonna o dal padre di solito si risolve. Ma niente da fare». La bambina viene nel frattempo nutrita e idratata con le flebo. L’unica cosa che accetta è il ciuccio. «A questo punto è venuta l'idea alla mamma a provare a somministrare il latte attraverso il ciuccio e le nostre bravissime infermiere hanno inventato un marchingegno per collegarlo tramite sondino a una siringa. Così la bimba ha ricominciato a prendere latte attraverso il ciuccio».
E la piccola riprende peso e viene dimessa. Sempre tramite il marchingegno viene alimentata fino allo svezzamento a 5 mesi – anticipato di un mese – poi comincia a prendere le pappe. E paradossalmente, dopo lo svezzamento accetta il biberon.
«Si tratta di un disturbo alimentare precoce, un’anoressia del lattante», spiega Di Pietro, che ha illustrato il caso della bimba teramana al congresso della Siridap, la società italiana ricerca disturbi alimentari e del peso, di cui è referente regionale, «non così come codificata dal Dsm5 (il manuale americano per la codificazione dei disturbi psichiatrici, ndr), che parte dal desiderio di magrezza, ma è quello che si chiama “disturbo alimentare evitante restrittivo”. Cioè il bambino, pur non avendo desiderio di magrezza, ha la difficoltà di alimentarsi in modo a adeguato. Sono generalmente legati un disturbo dell'attaccamento, cioè della relazione del legame madre-figlio, per cui bambino percepisce un distacco quando non si può allattare al seno che implica anche una relazione fisica. E' una relazione molto rassicurante: quando il seno viene meno il bambino percepisce una sorta di pericolo di abbandono».
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