Abuso per il bioessiccatore condannato l’ex ad della Team

Un anno a Faggiano e al consulente Proger Franceschini, accusati di aver favorito la società Deco Per i tre componenti del collegio sindacale il pm dovrà riformulare il capo d’imputazione

TERAMO. E’ con due condanne che, in primo grado, si chiude la tranche teramana della cosiddetta Rifiutopoli abruzzese. I giudici del tribunale di Teramo hanno condannato ad un anno per abuso d’ufficio l’ex ad della Team Giovanni Faggiano, nella sua veste di presidente della Team Technology, la società mista (60 % Teramo Ambiente e 40% Deco) che la Team allora guidata da Lanfranco Venturoni aveva costituito per realizzare a Teramo un bioessiccatore, ovvero un impianto che trasforma i rifiuti in balle di materiale secco. Ad un anno e al pagamento di una multa da duemila euro è stato condannato Luca Franceschini, consulente della Proger Srl, imputato per turbata libertà degli incanti (sia per lui sia per Faggiano pena sospesa).

Per gli altri tre imputati di abuso d’ufficio, gli ex componenti del collegio sindacale Sergio Saccomandi, Paolo Bellamio e Ottavio Panzone, il collegio giudicante (presieduto da Giovanni Spinosa, a latere Roberto Veneziano e Carla Fazzini) ha rinviato gli atti al pm per una riformulazione del capo d’imputazione. Che, evidentemente, non può essere quello dell’abuso (così come contestato) proprio per il ruolo del collegio sindacale che ha solo il compito di controllare. Nel processo la Team si è costituita parte civile.

Il procedimento teramano è uno stralcio dell’indagine della cosiddetta Rifiutopoli abruzzese aperta nel 2010 dalla procura di Pescara e che portò agli arresti domiciliari l’allora ex assessore regionale del Pdl Lanfranco Venturoni proprio nella sua veste di presidente della Team (Venturoni, l’ex ad Vittorio Cardarella e il presidente della Deco Ferdinando Ettore Di Zio sono a processo a Pescara). Secondo l’accusa, rappresentata a Teramo dal pubblico ministero Stefano Giovagnoni, gli imputati non avrebbero impedito che l’appalto per realizzare e gestire il bioessiccatore venisse dato alla Deco senza una gara. Per gli inquirenti, infatti, una società a prevalente capitale pubblico come Team Tec avrebbe dovuto per forza indire una gara di appalto. Sul tavolo, secondo la procura , ci sarebbe stato un vero e proprio progetto volto a rafforzare la posizione del gruppo Di Zio nella gestione dei rifiuti in Abruzzo. Progetto di cui la realizzazione del bioessiccatore a Teramo non era che il primo tassello. Almeno secondo gli inquirenti, per i quali oltre ad essere illegittima la costituzione della Team Tec, lo sarebbe stato anche l'affidamento alla Deco del bioessiccatore senza la necessaria gara pubblica (da qui la richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio per Faggiano, Saccomandi, Bellamio e Panzoni) e rispetto al quale era stata presentata un’offerta migliore da parte della società Proger. Il cui consulente Franceschini, sempre secondo l’accusa del pm Giovagnoni, l’avrebbe modificata per renderla meno appetibile di quella presentata dalla Deco. Per la cronaca va detto che il bioessiccatore non è mai stato realizzato.

La vicenda giudiziaria in questione riguarda anche il deputato teramano (all’epoca dei fatti del Pdl e oggi di Ncd) Paolo Tancredi, accusato di corruzione per un assegno da 20mila euro versato dall’imprenditore Rodolfo Di Zio quale contributo elettorale a Forza Italia. Per Tancredi l’inchiesta è partita da Pescara, ha fatto tappa a Teramo ed è approdata a Roma su decisione del gup dopo che lo stesso pm Giovagnoni aveva chiesto il passaggio degli atti a Roma, luogo in cui sarebbe stato consumato il reato in quanto il contributo di Di Zio, intestato a Forza Italia nazionale, era stato versato sul conto corrente del partito in una banca di Roma.

Le motivazioni della sentenza sono attese tra novanta giorni. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Augusto La Morgia, Gennaro Lettieri, Luca Di Eugenio e Luca Tirabassi. (d.p.)

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