All’udienza con l'auto blu, indagato il presidente della Provincia di Teramo

Valter Catarra accusato di peculato per essere andato in tribunale con la vettura di servizio

TERAMO. Un caso destinato a far discutere. Soprattutto in tempi di tagli e auto blu messe all’asta dal governo Renzi. Per ora l’unica certezza è un fascicolo aperto dalla procura che vede il presidente della Provincia Valter Catarra iscritto nel registro degli indagati per peculato perchè, secondo l’accusa, il 13 novembre dell’anno scorso si sarebbe presentato con l’auto di servizio in tribunale nel giorno in cui era fissata l’udienza preliminare per l’inchiesta di Teramo Lavoro. Udienza preliminare al termine della quale Catarra, proprio nella sua veste di presidente della Provincia, è stato rinviato a giudizio insieme ad altri due e per cui oggi inizia il processo.

Il pm Andrea De Feis ha aperto il fascicolo per peculato dopo la presentazione di un esposto a cui sono state allegate delle fotografie scattate il 13 novembre scorso davanti al tribunale teramano e che ritraggono la vettura di servizio parcheggiata con l’autista a bordo. L’inchiesta è entrata nel vivo solo da poco con indagini che lo stesso sostituto procuratore ha delegato alla polizia giudiziaria che ha avviato i primi accertamenti.

E oggi, intanto, prima udienza del processo per la Teramo Lavoro, la società in house della Provincia che gestiva i servizi all’impiego e che ha cessato la propria attività, per essere poi messa in liquidazione, all’inizio del 2013. Insieme a Catarra sono imputati l’ex amministratore della società in house Venanzio Cretarola e l’ex direttore del personale della società Salvatore Lagatta, attuale primo cittadino di Bussi sul Tirino. Catarra, Cretarola e Lagatta sono indagati per abuso d’ufficio, mentre Catarra e Cretarola anche per truffa e falso. A Cretarola, inoltre, il pm contesta il reato di peculato. Nei giorni scorsi la Provincia ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento. L’inchiesta della procura (titolare del fascicolo è il pm Stefano Giovagnoni) verte sull’uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, sulla nomina dell’ex amministratore Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina che, secondo la procura, sarebbe avvenuta con modalità irregolari, senza una selezione pubblica e per cui Cretarola sarebbe stato reitributo complessivamente «con 42mila euro a valore sui fondi Fse».E proprio quei soldi, insieme ad altri 11mila provenienti da un altro incarico, sono stati sequestrati dal gip Giovanni de Rensis su richiesta del pm. Sequestro confermato dal tribunale del Riesame. Giovagnoni contesta all’ex amministratore anche il reato di peculato che il gip nell’ordinanza aveva riformulato come truffa. Il fatto ruota intorno ad una somma di 11.255, 72 euro che, sostiene la procura, Cretarola avrebbe percepito illegittimamente. Su Teramo Lavoro lo stesso pm Giovagnoni di recente ha chiuso una seconda inchiesta con due indagati: si tratta di ex amministratori della società in house accusati di dichiarazione fraudolenta per il mancato versamento dell’Iva. Secondo la procura la società avrebbe omesso di versare Iva per circa 700 mila euro. Per la Finanza, infatti, la società in house non sarebbe esente dal regime Iva anche nel caso dei servizi finanziati con il Fondo sociale europeo. Di diverso avviso l’ente. Una questione su cui si preannuncia una battaglia a colpi di consulenze e diverse interpretazioni di norme.©RIPRODUZIONE RISERVATA