An, addio alla storica sede in piazza

Il cartello con la scritta «affittasi» al posto delle bandiere del partito

TERAMO. Al posto delle bandiere c'è il cartello con la scritta: «Affittasi». I locali all'angolo tra piazza Martiri e via Oberdan, storica sede di Alleanza nazionale, sono tornati sul mercato. Il contratto di affitto all'ex partito di Gianfranco Fini è scaduto in aprile ma già l'anno scorso, con la nascita del Pdl, frutto della fusione con Forza Italia, quell'ufficio era rimasto vuoto.

Ai balconi non ci sono più le bandiere e dalle stanze sono state rimosse foto, manifesti e simboli della storia della destra teramana che da quindici anni aveva in quella sede il punto di riferimento per dirigenti e militanti.  «Avevamo scelto quella sede perchè era visibile», racconta Berardo Rabbuffo, consigliere regionale del Pdl e ultimo presidente comunale di An, «ed esprimeva continuità con il passato». 

Al piano di sotto, in quello stesso stabile, c'era stata infatti l'altra sede sede storica, quella dell'Msi di cui Alleanza nazionale aveva raccolto l'eredità valoriale.  «Sono cresciuto lì, un po' nostalgia c'è», continua Rabbuffo, «evito di alzare lo sguardo verso quelle finestre».  Il consigliere regionale lega a quell'ufficio la memoria della sua prima elezione a presidente comunale di An e di tanti altri momenti significativi.  «Lì abbiamo esultato insieme per le elezioni vinte con Gianni Chiodi», ricorda ancora, «quella non è stata solo la sede di un partito ma un luogo d'incontro, di comunità». 

Rabbuffo e altri militanti hanno conservato i "cimeli" tolti dalla sede, come le foto di Gorgio Almirante e lo stendardo della storica sezione teramana dell'Msi.  A chiudere per l'ultima volta la porta d'ingresso è stata però Valeria Misticoni, consigliere comunale del Pdl ed ex dirigente di An che si è occupata del trasloco.  «Mi si è stretto il cuore», spiega, «la cosa più difficile è stata ammainare la bandiera italiana».

Secondo lei in quei locali si percepiva il "profumo" della militanza.  «Era uno spazio di socializzazione», ricorda, «molti iscritti identificavano il partito nella sede e quando è stata chiusa sono rimasti spaesati».  Per Piero Romanelli, assessore comunale che si è staccato da An un po' prima della nascita del Pdl, l'ufficio è stato scenario di «straordinari incontri e scontri». 

In quelle stanze, ricorda, si è formato il gruppo che dalla sconfitta del '99 conquistò il Comune cinque anni dopo.  «Avevamo creato tra noi un rapporto umano», osserva, «era un partito vivo a livello dirigenziale e sul territorio, gli ideali andavano avanti nonostante tutto quello che ci dicevamo di male e di bene».

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