Asl, c’è un solo medico per 50 pazienti al giorno

Il caso limite a Endocrinologia di Atri: il responsabile è rimasto l’unico specialista tratta decine di casi senza sosta, si fissano appuntamenti a febbraio del 2014

ATRI. In una mattinata anche più di 50 visite. Standard normali per un’equipe di dieci medici, una follia se a fare tutte le visite è uno solo. Accade all’ospedale di Atri dove il responsabile dell’unità semplice a valenza dipartimentale di endocrinologia, Bruno Raggiunti, è ormai l’unico medico in reparto. E per evitare che le liste di attesa, già lunghissime, diventino sterminate, in alcuni casi arriva a sfiorare persino 60 visite in una mattinata. Visite-lampo che certamente non sono il massimo, per i pazienti.

Un solo medico. A segnalare quanto accade in endocrinologia è un gruppo di pazienti. «La situazione era già precaria, ma è precipitata da una decina di giorni, quando una dottoressa volontaria che da anni era in reparto», racconta D.M.D. , «ha fatto il concorso per la medicina interna e l’ha vinto. Ci risulta che la Asl aveva garantito che quando l’avrebbero spostata sarebbe tornato in endocrinologia il dottor Fiore, che attualmente è nel reparto medicina di Atri, ma questo non è avvenuto. E’ uno scandalo che Raggiunti sia rimasto solo, anche perchè in quel reparto arrivano malati da tutta Italia».

Le liste di attesa. In effetti il reparto di endocrinologia del “San Liberatore” è una vera miniera d’oro. In un periodo in cui la Asl di Teramo è prima in Abruzzo per la mobilità passiva, cioè per l’esodo di pazienti teramani in altre Asl, soprattutto verso le Marche (solo per i ricoveri nel 2011 sono stati pagati 42 milioni di euro) un reparto che genera mobilità attiva, cioè attira pazienti da fuori Asl, è prezioso. Ma pare che questo aspetto non venga ritenuto prioritario. E intanto le liste di attesa lievitano. A luglio scorso bisognava attendere 396 giorni per una visita endocrinologica ad Atri - ed era già un record - adesso la lista di attesa è salita a 420 giorni. «Molti malati vengono da fuori», incalza un altro paziente, G.R. «l’altro giorno ne abbiamo visto uno di Bergamo, che si è venuta ad operare alla tiroide ad Atri. Se vogliamo ragionare in termini economici, questo significa che il reparto porta anche mobilità attiva in altri settori come il laboratorio analisi e la radiologia, che in un anno svolgono più di 100mila prestazioni su pazienti dell’endocrinologia. Lo stesso discorso vale per la chirurgia».

L’anno scorso il reparto atriano ha eseguito 18.236 visite quest’anno circa 200 in più. Sono stati 250 day hospital di cui oltre il 70% su pazienti di fuori regione; 560 day service (con pagamento del ticket).

Ma in previsione le liste sono destinate ad allungarsi. Raggiunti, ormai solo, ha dovuto ridurre attività intramoemnia (cioè a pagamento in ospedale, che consente di ridurre in parte l’attesa), da 8 sedute mensili a quattro.

Un medico “corteggiato”. «Abbiamo letto dei continui abbandoni di nomi di prestigio, che dalla Asl di Teramo sono andati a lavorare nelle Marche», aggiunge D.M.D., «l’ultimo è l’ortopedico Vittorio Calvisi. Sappiamo che anche al nostro Raggiunti sono arrivate offerte dalle cliniche private delle Marche e vista la situazione non vorremmo che fosse il prossimo. D’altronde la Asl mostra scarso interesse alle sorti di un reparto ormai famoso in tutto il Paese, che è stato il quinto in Italia, giusto per fare un esempio, a praticare la terapia con ablazione laser dei noduli solidi benigni della tiroide o che è uno dei due in Abruzzo a fare l’alcolizzazione delle cisti tiroidee. Ricordiamo inoltre che in Abruzzo è il principale centro per i tumori della tiroide: finora sono stati curati 400 pazienti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA