Asl Teramo, un altro tecnico sospeso per truffa

L’accusa: cartellini timbrati in altre sedi Asl. Nuovo interrogatorio per D’Ostilio

TERAMO. Truffa all’Asl: il giudice sospende un tecnico dal suo incarico. Si allarga l’inchiesta aperta dalla procura teramana sui cartellini timbrati in una sede diversa da quella di Teramo. Ieri, dopo l’interrogatorio previsto dal codice in questi casi, il gip Giovanni de Rensis ha accolto la richiesta di misura di sospensione fatta dalla procura (pm Davide Rosati) per Marcello Volpi, uno dei quattro indagati per truffa. Durante l’interrogatorio il dipendente Asl (al servizio Sian, igiene e prevenzione) si è difeso sostenendo di essere stato autorizzato dall’azienda sanitaria. Cosa che, invece, i dirigenti hanno negato. L’uomo è assistito dall’avvocato Daniele Di Furia. E ieri mattina davanti al gip è comparso anche l’ex vice sindaco di Bisenti Sergio D’Ostilio (assistito dall’avvocato Dalmazio Mastrogiuseppe) per l’interrogatorio di garanzia. D’Ostilio, nella sua veste di tecnico coordinatore del Sian, nei giorni scorsi è stato destinatario di un nuovo obbligo di dimora disposto dal giudice. Per lui la vicenda è quella dei cartellini timbrati in una sede diversa da quella di Teramo e dell’uso dell’auto di servizio. D’Ostilio, un mese fa colpito da una predecente ordinanza di obbligo di dimora, durante l’interrogatorio di garanzia si era difeso esibendo delle autorizzazioni rilasciate dalla Asl con cui si consentiva di timbrare il cartellino in uffici distaccati e di usare la macchina di servizio. Autorizzazioni che, secondo la procura, sarebbero state revocate. Ma a questo proposito l’ indagato aveva replicato di non averne mai avuto comunicazione. Dopo l’interrogatorio il gip aveva deciso di revocare la misura. Successivamente il pm ha disposto accertamenti per verificare se i provvedimenti disposti dalla Asl fossero stati comunicati e, secondo la procura, questo sarebbe avvenuto. Quindi, sostiene l’accusa, D’Ostilio era a conoscenza delle nuove disposizioni dell’azienda sanitaria. D’Ostilio si è difeso sostenendo di aver sempre rispettato le norme aziendali.(d.p.)