Asl Teramo, Varrassi convocato in procura 

Faccia a faccia tra gli investigatori e il manager che ha evitato d’un soffio l’arresto per peculato

TERAMO. In due ore si gioca tutto. Giustino Varrassi sta per essere interrogato in procura. Il manager della Asl che, per un soffio, ha evitato l’umiliazione degli arresti domiciliari, ha scritto un lungo e dettagliato memoriale difensivo. E oggi smonterà, punto per punto, le accuse che potevano costargli l’arresto.

L’auto blu usata per scopi privati? E’ vero, ma solo per andare da casa all’ufficio, per un anno e per una spesa di 4mila euro. Che Varrassi dice di aver contabilizzato, anche con l’aiuto del suo fedele autista indagato insieme al direttore generale, e restituito alla Asl fino all’ultimo centesimo. Ma c’è anche la promozione di Corrado Robimarga, l’urologo ex assessore comunale all’Urbanistica che, da medico indagato per peculato ai danni della Asl, diventa di punto in bianco responsabile dell’unità semplice a valenza dipartimentale di endoscopia urologica a Giulianova. Infine il terzo capo d’imputazione che riguarda il mancato avvio del procedimento disciplinare nei confronti di un anatomopatologo della Asl.

Tre accuse che, messe insieme , valevano davvero la misura cautelare? Il giudice Giovanni de Rensis, una settimana fa, ha detto no all’arresto del manager. Ma la procura non ha abbassato le armi. Sta impugnando davanti alla corte d’Appello il diniego del gip. Vuole che Varrassi sia arrestato. La Corte però avrà tempo per decidere e il giorno che lo farà, non è detto che manager rischi di nuovo gli arresti domiciliari perché la sua difesa , rappresentata dall’avvocato Lino Nisii, ricorrerà in Cassazione.

Tempi lunghissimi, quindi, che possono persino sconfinare nel 2013. Ma da chiarire nell’interrogatorio di oggi c’è anche il mistero della fuga di notizie. Della ridda di voci che, per almeno due settimane, si sono rincorse in città sull’imminente arresto del manager. E che di fatto hanno spinto Varrassi a correre ai ripari restituendo alla Asl i 4 mila euro. Chi ha avvisato il direttore generale dell’inchiesta coperta dal segreto istruttorio sul presunto uso improprio dell’auto di servizio?

Contro Varrassi il pm, Davide Rosati, ipotizza i reati di peculato d’uso, abuso d’ufficio e falso documentale. Contro la procura, il manager invece cala una sorta di asso difensivo, un memoriale con pareri legali sull’auto usata per gli spostamenti, sulle norme di legge che hanno permesso a Robimarga di far carriera e le testimonianze interne alla Asl che possono dargli una sorta di alibi sul mancato avvio dell’indagine disciplinare verso l’anatomopatologo indagato per una vicenda legate alla gestione delle camere mortuarie teramane.

Varrassi, seppure pesando le parole, ha già detto: «Sono tranquillo con la mia coscienza non avendo fatto nulla» appena rientrato a Teramo da una vacanza in Danimarca. «Appena ho scoperto che non potevo usare l’auto per andare da casa al lavoro ho fatto contabilizzare tutti i viaggi, ricostruendolo anche con l’aiuto del mio autista, e ho risarcito all’ente 4mila euro. Escludo di aver usato l’auto di servizio per scopi privati».

E alla procura che lo accusa di peculato d’uso per aver comunque utilizzato la macchina di servizio più volte dal suo insediamento sul tragitto compreso tra l’Aquila, dove risiede, e Teramo, risponde che da quando hanno inaugurato il megaparcheggio dell’ospedale Mazzini lui paga l’abbonamento come un dipendente qualunque della Asl.

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