Ateneo unico: Teramo dà lo stop

Il rettore frena l'Aquila e presenta il primo ospedale veterinario d'Abruzzo

TERAMO. No ad essere fagocitati dall'Aquila. Sì al rilancio con un progetto unico: il primo ospedale veterinario d'Abruzzo. E poi un appello accorato ai teramani. All'Ateneo di Teramo non manca l'anima. All'università, nata nel '93, che da quest'anno è maggiorenne, manca l'appoggio del territorio. La sinergia, il contatto, lo scambio di idee e risorse con i teramani, si sono persi negli anni perché scoloriti da una crisi globale. Ma l'occasione ora c'è. E' dietro l'angolo. E' pronta.

Tra un anno l'università più piccola ma anche più grande d'Abruzzo, per le sue scelte intuitive, aprirà il primo ospedale veterinario della nostra regione. Nel centro-sud Italia ce ne saranno due gestiti da università: noi e Bari. Un'occasione irripetibile che la fabbrica della cultura teramana si appresta a centrare.

L'OBIETTIVO.
Rita Tranquilli Leali, il rettore al quale è toccato il compito più difficile, quello di traghettare la giovane università di via Crucioli e Campus Sant'Agostino nelle acque tempestose della crisi economica, sa che tra un anno si gioca tutto. E oggi chiede aiuto alla città, alla sua Teramo, dove lavora dal 1985, lei che, nata a Paglieta, da una famiglia di esperti avvocati, ha scommesso sull'insegnamento (del Diritto della Navigazione) e poi sul ruolo di manager della cultura. Prima come preside di Giurisprudenza e da due anni come rettore della piccola-grande università d'Abruzzo.

E' la prima donna rettore della storia delle università abruzzesi.

LO STOP A DI ORIO.
E' realista Rita Tranquilli Leali perché sa che il futuro delle tre università abruzzesi è necessariamente legato al progetto di federazione, quindi ad un mutuo soccorso. Che non deve essere però del tipo: l'Aquila fagocita Teramo perché solo così ha più potere su Chieti.

In altre parole non deve essere un braccio di ferro tra poteri e numeri, dove Teramo recita solo il ruolo dell'agnello sacrificale. «Appoggiai Russi quando per primo parlò di sistema universitario abruzzese. Senza doppioni e con proprie identità ed eccellenze», dice il rettore.

Un sistema nascerà ma senza fughe in avanti come è accaduto di recente, vedi le dichiarazioni di Di Orio rettore dell'Aquila che hanno spinto il Senato accademico teramano a scrivere questo documento che pubblichiamo e che si traduce in un deciso stop.

LA RISPOSTA.
«Il Rettore e i senatori tutti intendono ribadire l'assenza in loro di qualunque pregiudiziale negativa di fronte a proposte per azioni tese a un miglioramento di efficienza e ad un potenziamento dei servizi da realizzarsi eventualmente anche a mezzo di una federazione capace di legare in un accordo solido che coinvolga, su basi paritetiche, tutti gli atenei della regione. Con favore, anzi, si vedrebbero accordi di portata interregionale...» ma «sino ad oggi proposte concrete e articolate in questo senso non sono state avanzate».

Così si legge nell'atto del Senato. Teramo risponde all'Aquila con una parola chiave: "paritetiche". E' come dire a Gulliver: rispetto per Lilliput.

LE PROSPETTIVE.
«L'ospedale veterinario che nasce a Piano d'Accio (accanto allo stadio, sulla destra per chi viene a Teramo percorrendo la Teramo-Mare, n.d.r.), ha un pronto soccorso, ambulatori, tac, sale operatorie, un canile sanitario e si estende su 100 mila metri quadrati. Potrà, soprattutto, essere convenzionato con la Asl», annuncia il rettore, «perché il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, è favorevole a far rientrare gli ospedali veterinari nella sanità pubblica. Quindi è come un normale ospedale dove però docenti e ricercatori accolgono, curano e salvano gli animali».

COSA SIGNIFICA.
Essere un'eccellenza di questo settore significa che di Teramo si parlerà anche fuori Teramo. Si parlerà ovunque di un Ateneo che, usando una termine sintetico, è come Lilliput: piccolo e grande al tempo stesso. «Ottomila ragazzi non sono molti, ma i grandi numeri non servono», afferma il rettore che ha ereditato la giovane università teramana con lo spirito di chi l'ha preceduta, cioè, direbbe Roman Rolland, di chi è «pessimista con l'intelligenza e ottimista per la volontà».

UN GIOIELLINO.
Nata come costola della D'Annunzio di Chieti-Pescara nel 1993, da un abruzzese di cultura e intuito come Luciano Russi, l'università di Teramo si fece subito conoscere per facoltà o corsi di laurea di nicchia, di quelli che se ne contano pochissimi, come Scienze della Comunicazione o la scuola di management dello sport che si trova ad Atri. E' una università che vuole ancora emergere con piccole ma buone eccellenze. E' l'ago della bilancia tra Atenei più grandi come la D'Annunzio e l'università aquilana.

FIGLI MIEI.
«Mi conceda questo esempio: a Teramo un buon rettore deve essere come una madre o un padre di famiglia che conosce i suoi studenti e li considero come se fossero figli suoi», dice Tranquilli Leali che quindi spiega il secondo punto chiave di questa chiacchierata che si consuma nella stanza del rettore, in via Crucioli, sede storica dell'Ateneo.

E' una stanza con muri coperti di legno pregiato, con divani di pelle rossa, lampadari importanti e tanti libri di giurisprudenza. Sembra la cabina di comando del capitano di un galeone che però deve navigare nelle acque tempestose della crisi economica che manda le famiglie al tappeto e che ovunque impone tagli.

Ed ecco quindi il terzo punto: l'accordo stretto tra il rettore e Mario Nuzzo, presidente della Fondazione Tercas, munifica istituzione teramana che, in questo caso, garantirà per i prossimi tre anni all'Ateneo un finanziamento di un milione e mezzo di euro l'anno.

IL MECENATE.
Soldi vitali che, insieme a quelli europei e quindi regionali, assicurano la sopravvivenza dei dottorati di ricerca, altrove umiliati e svenduti. Altri finanziamenti, sempre targati Fondazione Tercas, di 200 mila euro, saranno investiti come assegni di ricerca. In sintesi gli studenti teramani hanno una prospettiva. Ed è raro nell'Italia di questi tempi. I tagli però non mancano neppure a Teramo ma sono ridotti ad alcuni corsi di laurea. Le eccellenze, come Giurisprudenza e Veterinaria, restano intatte.

DA DOVE ARRIVANO.
«Il 71 per cento dei nostri studenti è abruzzese», dice Tranquilli Leali, «tra questi però la maggioranza non è teramana». Come si spiega invece il 12 per cento di laziali? «Semplice, la sede distaccata ad Avezzano di Giurisprudenza attrae studenti dalla regione che confina con la nostra». Ma questi ragazzi sono tremendamente fuori dal sistema città: è come se per i teramani parlare di universitari sia solo pensare a fare cassa per gli affitti, spesso in nero. E niente di più.

«NON MI ILLUDO».
«Per ora aprire una casa per gli studenti non è possibile. O meglio, sarebbe anche arrivato il momento che questa città metta in condizioni il suo Ateneo di disporre di una struttura centrale di accoglienza. Ma non mia illudo». E' realista la prima donna rettore d'Abruzzo. Da due anni è al comando della piccola-grande università teramana che offre 5 facoltà, 19 corsi di laurea, 24 master e 6 scuole di specializzazione. E lo fa con lo spirito di chi è cresciuta in un paese come Paglieta che guarda dall'alto la Val di Sangro, cioè il più importante polo industriale e manageriale d'Abruzzo, ma mantiene una profonda identità culturale e un'anima libera come i suoi personaggi, Giuseppe Tretta, maggiore garibaldino e Alfredo Polsoni, letterato e naturalista.

L'APPELLO FINALE.
«Ma vorrei che la mia università fosse più apprezzata dal territorio», conclude il rettore venuto da Paglieta. «Vorrei più vicinanza tra Teramo e i suoi giovani. Le dico una mia regola: ogni volta che prendo una decisione mi faccio sempre una domanda: farei questo per mia figlia? Vorrei che la mia Teramo si ponesse così verso i suoi studenti».

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