<strong>Silvi. </strong>Insegnante della materna indagata dopo la denuncia di altri genitori informati dai figli

Bambino legato in classe

È troppo vivace, la maestra lo ferma con un foulard

SILVI MARINA. Legato alla cintura della maestra con un foulard annodato intorno al polso. Così, in almeno due circostanze, è stato tenuto sotto controllo dalla sua insegnante un bambino di quattro anni, particolarmente vivace, che frequenta una scuola materna di Silvi Marina. La maestra per questo è finita sotto inchiesta. L'accusa per lei è di abuso di mezzi di correzione.

LA RICOSTRUZIONE.
Gli episodi incriminati sarebbero due, avvenuti entrambi in aprile. Il bambino è un soggetto ipercinetico, anche se non in modo patologico (non ha insomma bisogno dell'insegnante di sostegno). Secondo una ricostruzione assolutamente ufficiosa - gli inquirenti volevano tenere la vicenda il più possibile riservata - la maestra, per trattenerlo vicino a sé ed impedirgli di correre dappertutto in momenti in cui avrebbe potuto farsi male e far male ad altri bambini, gli avrebbe legato al polso un foulard, fissando l'altro capo alla propria cintura.

I RACCONTI DEI BIMBI.
Il fatto ha colpito alcuni compagni di classe del piccolo, che lo hanno
riferito ai propri genitori. Ovviamente l'immaginazione dei bambini deve aver colorato i loro discorsi. E così è venuto fuori che in classe c'era un alunno «portato al guinzaglio come un cagnolino». La cosa ha messo in ansia alcuni genitori, ed è da loro - non dalla famiglia del piccolo legato, e questo è certamente un particolare importante - che sarebbe partita la segnalazione sia al dirigente scolastico che ai carabinieri.

L'INCHIESTA. Il comandante della stazione di Silvi, il maresciallo Antonio Tricarico, ha subito interessato il comandante della compagnia di Giulianova, il capitano Luigi Dellegrazie. È partita l'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Bruno Auriemma, ed è stata un'inchiesta molto rapida tanto che, a neanche due mesi dai fatti, sarebbe praticamente chiusa. Mancherebbe solo la notifica alla maestra dell'avviso di conclusione delle indagini.

L'INTERROGATORIO. L'insegnante, quando è stata interrogata dagli inquirenti, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, dicendo: «Non so di cosa mi state accusando». In assenza di ammissioni dell'indagata, e di una querela di parte della famiglia del bambino, è evidente come il quadro sia stato chiarito agli investigatori, in modo ritenuto sufficiente, da terze persone.

I GENITORI.
Tra queste c'è chi lavora nella scuola, dal dirigente scolastico alle bidelle, e ci sarebbero gli stessi genitori del bimbo che è stato legato. Quando la storia è venuta fuori, la coppia avrebbe parlato con l'insegnante e lei avrebbe detto: «L'ho fatto perché non sapevo come tenerlo fermo, poteva farsi male e far male agli altri». I genitori, ascoltati dai carabinieri, non hanno ritenuto di dover sporgere querela di parte. «Sappiamo che nostro figlio è difficile da gestire», hanno detto, manifestando comprensione per il gesto dell'insegnante. Che, peraltro, non risulta essere stata sospesa dal servizio. Di sicuro il dirigente scolastico provinciale, Lantino Romani, non è stato avvertito dal dirigente della scuola di Silvi. «Non ne so niente», dichiara al Centro.

IL REATO. Per il reato di abuso dei mezzi di correzione o disciplina, tuttavia, si procede d'ufficio. E tanto hanno fatto carabinieri e procura. L'articolo 571 del codice penale recita: «Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi».

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