Bellante, sei orti botanici contro le trivellazioni

Il sindaco Di Pietro: «Con l’aiuto dei maggiori esperti in Italia creeremo giardini con fiori rari, erbe aromatiche e cereali dimenticati. Poi vediamo se perforano»

BELLANTE. Un orto botanico contro le trivelle. E’ il progetto a cui sta lavorando il Comune di Bellante, che ha deciso di realizzare tanti piccoli giardini botanici nel bel mezzo dell’area in cui potrebbero arrivare le trivelle. Il territorio di Bellante infatti rientra in pieno nell’area del tanto discusso permesso di ricerca “Colle dei nidi”. «Noi abbiano un'idea di sviluppo territorio ecosostenibile», esordisce il sindaco Mario Di Pietro, «che mira a collegarlo alla vocazione agroalimentare e turistica della provincia di Teramo. Non accettiamo l'idea di un territorio maltrattato dalle trivelle e quindi reso meno funzionale al tipo di sviluppo che noi abbiamo in mente. Noi intanto creeremo un orto botanico policentrico, poi vedremo se qualcuno vorrà distruggerlo con le trivelle». Il Comune ha raccolto l’idea dei cittadini e la progettazione è in fase avanzata, tanto che se ne è discusso in un incontro pubblico con alcune tra le maggiori autorità nazionali in campo botanico, fra queste Francesco Raimondo dell'Università di Palermo, presidente della Società botanica italiana e Pietro Pavone dell'università di Catania, coordinatore del gruppo Orti botanici e giardini storici della stessa Società. «Il giardino botanico policentrico», spiega l’assessore all’ambiente Ennio Chiavetta, «avrebbe insediamenti a Bellante centro (la pineta), Molino San Nicola, Bellante Stazione (via Nazionale), Villa Rasicci, Colle Moro, Villa Penna, per una estensione complessiva di circa 60mila metri quadrati. Il progetto, redatto col contributo di importanti università italiane, potrà contare anche sulla collaborazione dell'università di Teramo e in particolare della facoltà di Bioscenze e tecnologie agroalimentari ed ambientali, che ha già manifestato il suo vivo interesse». Sindaco e assessore sottolineano la contrapposizione fra la scelta “verde” del Comune e «la scelta scellerata del governo centrale e regionale, sostenuta dal silenzio complice della Provincia di Teramo, di autorizzare un programma di trivellazioni per la ricerca di idrocarburi solidi e gassosi».

Altro che idrocarburi, Di Pietro pensa a realizzare «un giardino dei sapori perduti con erbe aromatiche importanti per ridurre l'uso del sale nell'alimentazione. E visto che ogni giardino avrà un tema diverso, la pineta di Bellante sarà dedicata a un fiore, ad esempio l’orchidea. Un’altra idea è il recupero di alcuni cereali che non si usano più e che hanno fra l'altro un più basso livello di glutine, a cui oggi molti sono intolleranti. Recupero che potrebbe avere anche ricadute economiche, La nostra opposizione non è di stampo ecologista e basta: punta anche a uno sviluppo economico che deve andare in senso opposto alle trivellazioni».

©RIPRODUZIONE RISERVATA