Borse lavoro per aiutare 102 pazienti psichiatrici 

Il progetto di riabilitazione gestito dai Csm coinvolge 56 enti pubblici e aziende Il direttore Serroni: «Tanti benefici, chi è coinvolto non si ricovera più»

TERAMO. Lavorano in enti pubblici e in società private come manutentori, impiegati, baristi, magazzinieri, tecnici di computer. Ce n’è anche uno che fa la rassegna stampa in un Comune. Sono 102 in tutta la provincia e sono malati psichiatrici.
Sono pazienti in cura nei quattro centri di salute mentale della Asl di Teramo che partecipano al progetto “Borsa lavoro” «che è di tipo riabilitativo», spiega il direttore del dipartimento di salute mentale Nicola Serroni, «anche se in alcune situazioni l’ente per cui lavora dà un incentivo aggiuntivo per farlo restare più ore».
Sono 40 le ore al mese per ciascuno, finanziate dalla Regione con cui ogni anno si devono riavviare trattative per riconfermare il progetto. «Essendo un progetto di riabilitazione ha un inizio e una fine, paradossalmente se si protraggono troppo significa che non sono stati efficaci», fa notare Serroni, «c’è da far notare che chi è coinvolto nell’attività lavorativa non si ricovera. E questo è un grosso vantaggio, sia clinico che economico». «La funzione psicologica del lavoro è quella che dà l’immagine di sè all’interno del contesto di appartenenza», spiega la psicologa Michela Di Pietro, che fa parte del team che segue il progetto. Insomma, i pazienti si sentono più sicuri di sè, più inseriti nella realtà.
Pazienti che vengono ovviamente selezionati e seguiti con attenzione dal team. Prima c’è un lavoro di valutazione dei requisiti e poi con le psicologhe si fa lavoro di gruppo in cui i pazienti imparano a riconoscere i sintomi delle crisi e la gestione della cura di se stessi, per fare degli esempi. «Originariamente erano inseriti nel progetto solo pazienti con psicosi, tipo la schizofrenia», aggiunge Anna Maria Pizzorno, psicologa, «ma ora inseriamo ragazzi con altre patologie, come il disturbo di evitamento, piuttosto frequente fra i giovani». I pazienti sono aiutati da terapie farmacologiche antipsicotiche. «L’utente viene compensato farmacologicamente. Si segue un progetto riabilitativo condiviso con il paziente», precisa Di Pietro.
Loredana Casalena, assistente sociale, spiega che il progetto può diventare una vera e propria occasione lavorativa: «A un paziente lo Zooprofilattico ha proposto un contratto part time per la manutenzione. Un altro che ripara i computer in un’azienda ora probabilmente sarà assunto, oppure un altro, che ha lavorato nella scuola, poi ha trovato lavoro in un call center Inps». Il team si preoccupa di trovare enti pubblici e imprese che accolgano i pazienti. «Cerchiamo un “ente ospitante” adatto alle caratteristiche e alle propensioni del paziente, «sottolinea il collaboratore amministrativo Manuela De Angelis, «attualmente collaboriamo con 33 imprese e 23 enti pubblici. Il contesto che li accoglie è importante: con gli enti ospitanti c’è una collaborazione continua». E qui, appunto, lavorano 102 malati (42 del Csm di Teramo, 17 di Atri, 18 di Giulianova e 25 di Sant’Egidio) che presto saliranno a 110, visto che peraltro c’è una lunga lista d’attesa. Un plauso va all’Unione dei Comuni Val Vibrata che in proprio finanza una ventina di borse lavoro con i pazienti che vengono sempre seguiti dal Csm. «Stiamo tentando di avviare questa compartecipazione con altri enti del territorio, che speriamo siano altrettanto sensibili», conclude Serroni.
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