Camera di commercio, via alla fusione Teramo-L’Aquila

Le due giunte si riuniscono nell’ente di via Savini e cominciano a trattare su nome, sedi e organizzazione

TERAMO. In un mese, o poco più, la fusione della Camera di commercio di Teramo con quella dell’Aquila diventerà realtà. Le due giunte procederanno a tappe forzate verso lo scopo. Oggi (venerdì 11 novembre) ci sarà l’avvio ufficiale del processo: alle 18 nella sede di via Savini le due giunte affronteranno i passaggi prioritari: si parlerà del nome, delle sedi e del percorso operativo per la fusione.

La settimana scorsa entrambi i consigli si sono espressi a favore della fusione e ora tocca alle giunte che si riuniranno con cadenza settimanale per stabilire il nuovo assetto. Terminata la serie di incontri le delibere finali di fusione verranno inviate al Ministero per lo Sviluppo economico. Tutto questo avverrà entro la fine dell’anno. Poi il Mise nominerà un commissario ad acta che gestirà la fase di transizione. Nel frattempo si provvederà a ricostituire in consiglio, che sarà molto più snello degli attuali, visto che avrà solo 19 membri. Questa parte del processo dovrebbe durare sei mesi.

Il nuovo assetto è ancora tutto da scrivere ma come assicura il presidente facente funzione dell’ente camerale teramano, Gloriano Lanciotti, resteranno entrambe le sedi, con i relativi servizi. Certamente si dovrà decidere quale sarà la sede principale, e su questo Lannciotti non si pronuncia. Si dovrà anche affrontare il nodo della scelta del nome, che sembra questione da poco, ma le esperienze di fusione in altre Camere di commercio fanno supporre in contrario. Infine l’aspetto amministrativo, ad esempio la gestione del personale per cui possono essere previsti dei prepensionamenti. «Il percorso di fusione comporterà degli aggiustamenti», conferma il presidente, «l'orientamento è fare in fretta, procedendo a una razionalizzazione delle strutture. I tempi di applicazione sono quelli dettati dal decreto: se non ci saranno intoppi, entro giugno verrà definito il nuovo assetto». Lanciotti osserva che il nuovo ente camerale sarà composto da 155 comuni con una popolazione di 617mila abitanti, 79.650 imprese che producono annualmente circa 9 miliardi valore aggiunto.

«Il patrimonio di cui disponiamo è enorme. Siamo in una zona ricca di piccole e medie imprese, con una buona produzione agricola, una grande potenzialità turistica che va dal mare alla montagna. Abbiamo la presenza di centri di ricerca, dell'università», fa notare il presidente. La grande sfida che la Camera di commercio si trova ad affrontare in questo delicato momento di transizione è il sostegno alle imprese danneggiate dal terremoto del 30 ottobre. Già si sono svolti sopralluoghi dell’ente nelle zone dell’interno della provincia più colpite, dove ci sono peraltro le imprese più piccole e più fragili: le aziende attive sono 4.175 e 7.999 addetti. «Unioncamere», informa Lanciotti, «ha già creato un fondo di solidarietà che finora ammonta a circa tre milioni. Le sei Camere di commercio delle zone terremotate si stanno coordinando per studiare sostegni alle attività economiche nei territori colpiti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA