Castrum, il processo rischia di ricominciare 

Cambia un giudice, gli avvocati dovranno decidere se consentire l’utilizzo degli atti trattati finora

TERAMO. Al netto degli ormai abituali scontri tra Procura e difesa sulla questione intercettazioni (in questo caso i criteri per la trascrizione al centro dell’audizione di perito e consulenti), la cronaca della decima udienza del processo Castrum parte del rischio che l’istruttoria possa ricominciare da capo. A quasi un anno e mezzo dall’avvio e con 45 testi della Procura già ascoltati. Il perché è nel cambio del collegio giudicante. Il giudice Franco Tetto tra qualche mese lascerà Teramo per Pesaro e quindi il collegio presieduto da Alessandro Iacoboni (l’altro componente è Sergio Umbriano) dovrà essere ricomposto. Ora la parola passa agli avvocati chiamati a dare il proprio consenso alla rinnovazione degli atti. Qualora il consenso non dovesse esserci (basta il no di un solo legale) il procedimento, nato da una delle più grosse inchieste su un presunto giro di appalti e mazzette, potrebbe ricominciare da capo. Il nodo sarà sciolto entro la prossima settimana e quindi prima della prossima udienza fissata per il 6 marzo. Perchè se il consenso non ci sarà è evidente che il calendario delle prossime udienze fissato fino ad aprile dovrà necessariamente essere rivisto in un processo i cui tempi potrebbero ulteriormente allungarsi.
Nell’udienza di ieri, intanto, l’istruttoria dibattimentale è proseguita oltre che con l’audizione del perito Alessandra Gozzi nominato dal collegio per la trascrizione della imponente mole di intercettazioni, anche con l’esame dei primi tre testi citati dai pm Luca Sciarretta e Andrea De Feis (titolari del fascicolo) sull’appalto dell’ex ospedaletto di corso Porta Romana. Argomento, dopo quelli di Giulianova, che è l’ultimo degli appalti sospetti presi in esame dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta Castrum.
Un’inchiesta durata quasi tre anni e che in aula ha portato alla riunificazione dei due fascicoli aperti all’epoca dalla Procura. Al primo filone della maxi inchiesta con otto imputati accusati a vario titolo di corruzione, tentata concussione, abuso d’ufficio, falsità in atti pubblici in materia di edilizia ed urbanistica (tra loro la dirigente comunale del Comune di Giulianova ora sospesa Maria Angela Mastropietro), si è aggiunto quello che per la cronaca è diventato Castrum bis. Nel primo fascicolo oltre alla dirigente comunale Mastropietro ci sono il marito imprenditore Stefano Di Filippo; il funzionario dell’Asl Carmine Zippilli; l’imprenditore ed ex assessore al Comune di Giulianova Nello Di Giacinto; l’ex amministratore unico della società municipalizzata Giulianova Patrimonio Filippo Di Giambattista; Sergio Antonilli, collaboratore della società di De Filippo; i fratelli imprenditori giuliesi Andrea e Massimiliano Scarafoni. Nel secondo oltre alla Mastropietro, Di Filippo e ai due fratelli Scarafoni, ci sono anche Ennio Di Saverio, nella sua veste di ex presidente del consorzio Lido delle Palme, il geometra Guerino Di Saverio e Ida Scarponi, madre dei fratelli Scarafoni. Quest’ultima per un presunto abuso edilizio che i pm le contestano nella veste di comproprietaria di un edificio insieme ai figli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Gianfranco Iadecola, Guglielmo Marconi, Gennaro Lettieri, Lino Nisii, Cataldo Mariani, Stefano Cappellu, Luca Di Eugenio, Martina Barnabei, Luigi Ferretti, Elena Concordia, Adriana Di Felice.(d.p.)
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