ABRUZZO

Ceramica, grido d’allarme a Castelli: «Il mestiere sta morendo» 

Sono rimasti in attività solo tre maestri foggiatori, la loro età media è 60 anni: «Molta formazione con scarsi guadagni all’inizio, i giovani non si avvicinano»

CASTELLI . Benito Melchiorre, Franco Trailani e Antonio Di Francesco: sono gli ultimi tre maestri foggiatori della ceramica di Castelli. Un mestiere antico e necessario nella realizzazione dei preziosi manufatti dalla storia secolare che rischia l’estinzione nel borgo famoso per le maioliche. Una carenza che mette a rischio il futuro della ceramica artistica artigianale e che accende i riflettori su un’emergenza alla quale le istituzioni sono chiamate a far subito fronte: attualmente non ci sono giovani che si avvicinano al mestiere o che stanno svolgendo l’apprendistato. I tre foggiatori hanno un’età media di 60 anni e iniziano a diminuire anche i maestri decoratori.

Una situazione che preoccupa i ceramisti, attualmente circa 34 a Castelli, ma ancor di più i tre maestri foggiatori che nelle loro botteghe, tra manufatti grezzi e quelli già smaltati, modellano, con maestria e mani esperte l’argilla che sul piatto del tornio che gira velocemente prende la forma che intendono realizzare o che è stata loro commissionata. Melchiorre, Trailani e Di Francesco svolgono il mestiere da quando erano adolescenti: una passione nata vivendo a Castelli, ma anche frequentando l’allora istituto d’arte Grue, oggi divenuto liceo artistico.

«Fare il foggiatore è un mestiere che richiede preparazione, si lavora tante ore e occorrono almeno tre anni di apprendistato, un tempo lungo senza guadagno», dice Melchiorre che è stato vice sindaco e assessore e ha insegnato foggiatura, «oggi nessuno si avvicina più al mestiere ed è un grande problema: le macchine non potranno mai sostituire le mani dell’uomo e il prodotto sarebbe non più artigianale, quindi originale e unico, ma industriale perdendo di valore e non perpetrando la storia secolare di Castelli». Le norme per avere un apprendista sono eccessivamente rigide e il poco guadagno scoraggia le giovani leve. «Purtroppo non c’è ricambio generazionale, prosegue Trailani che ha insegnato foggiatura, «è un lavoro poco valorizzato e poco remunerato e ci appelliamo alle istituzioni tutte di predisporre dei progetti come quello di “bottega scuola” che c’era qualche anno fa per far avvicinare i giovani e permettere loro di percepire uno stipendio da apprendista che li invogli a restare». Un ruolo importante deve essere svolto anche dal liceo Grue, ma a essere contestati sono i programmi ministeriali che penalizzerebbero la pratica artigianale. «Abbiamo la scuola ed è un vantaggio che dobbiamo sfruttare al meglio, ma è necessario ripristinare il cordone con le botteghe», incalza Melchiorre, «è giusto adeguarsi ai tempi, ma è necessario coniugare la tradizione, quindi pratica e manualità, con l’innovazione». E parte un grido di aiuto: «Il futuro non lo vediamo roseo e sono necessarie azioni mirate per salvaguardare il nostro mestiere che è vitale per la ceramica e tutto il comparto che soffre senza far venire mai meno il tratto distintivo della nostra tradizione e della nostra storia».
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