Chiude la Extraflex, persi 52 anni di storia

Nereto, l’azienda di materassi dà forfait e licenzia gli ultimi 17 operai. La Cgil: «Stremati, senza stipendio nè indennità»

NERETO. E’ un pezzo della storia di Nereto, ma anche della storia dell’industrializzazione della provincia di Teramo e dell’Abruzzo del dopoguerra. Un pezzo irrimediabilmente perso, con la chiusura dei cancelli della Extraflex.

E’ un’azienda che produceva materassi dal lontano 1962. «Negli ultimi 10 anni in media hanno lavorato 40 operai, mentre negli anni del boom produttivo era arrivata fino a 70», esordisce Silvio Amicucci, segretario della Fillea Cgil, «un'altra realtà che realizzava quasi 190 milioni di fatturato chiude i battenti e da oggi anche gli ultimi 17 operai si ritrovano a ingrossare la lista dei disoccupati e usufruiranno della mobilità. E' una crisi senza fine che non risparmia nessuno, nemmeno aziende che hanno investito in ricerca e nuove tecnologie, tanto che nel 1982 la Extraflex ha ottenuto il premio internazionale dell'innovazione. Fornitrice di prodotti anche per apparati statale come l'esercito, un buon mercato verso l'export, è stata travolta dall'impossibilità di far fronte alla carenza di liquidità e dalle restrizioni dei cosiddetti “castelletti” (un finanziamento a breve termine concesso in base al fatturato e alle fatture emesse ma non ancora incassate, serve per assicurare liquidità, ndr) da parte dei principali istituti del Teramano. Nelle prossime settimane la società presenterà richiesta di concordato al tribunale di Teramo».

L’azienda ha cominciato a risentire della crisi già nel 2011, allora sono iniziati i ritardi nei pagamenti degli stipendi e le riduzioni di personale. «A tutt'oggi gli operai hanno crediti per mensilità non pagate del 2011 per i quali la Fillea Cgil» osserva il sindacalista, «avviò una procedura ricorrendo al giudice per ottenere quegli stipendi. Procedura che purtroppo è ancora in corso. Ultimamente è stato utilizzato tutto il possibile degli ammortizzatori sociali, compresi otto mesi di cassa in deroga, ora purtroppo non ce n'è più. Le restrizioni ministeriali e l'impossibilità di dichiarare anche un minimo di ripresa dell'attività produttiva impediscono il prosieguo della cassa in deroga. Anche chi è rimasto al lavoro non sempre ha preso lo stipendio e tutti sono senza l'indennità di cassa, finora pagata fino a dicembre: tutto questo ha stremato economicamente i lavoratori che a malincuore hanno preso atto della fine della fabbrica e del loro rapporto di lavoro. Trent'anni di lavoro non si dimenticano facilmente: provano rabbia e incertezza per il futuro perchè lavoro in Vibrata non ce n'è». I dipendenti devono avere ancora stipendi per circa 430mila euro, a cui si aggiunge il Tfr. «Garanzie non ce ne sono», constata Amicucci, «tutto dipenderà dagli esiti del concordato: difficile ottenere l'ammissione e la successiva omologa per chiedere l'accesso al fondo di solidarietà dell'Inps in tempi inferiori ai 18 mesi». Un ultimo accenno, infine, all’area in cui sorge l’Extraflex di 10mila metri quadrati a ridosso del centro storico di Nereto: «crediamo opportuno che con il Comune di Nereto si apra un tavolo di discussione per valutare eventuali iniziative di reindustrializzazione».

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