TERAMO

Commerciante salvato dai giudici

L’attività di abbigliamento è stata chiusa dopo aver messo insieme quasi 300mila euro di passivo. Il tribunale accoglie il piano di rientro, è salva gran parte dello stipendio: "Gli serve per vivere"

TERAMO. I debiti vanno pagati, ma bisogna continuare a vivere salvaguardando le necessità primarie di ognuno. È il principio di fondo della cosiddetta legge “salva suicidi”, la numero 3 del 2012, ormai da tempo alla base di svariati provvedimenti emessi dai tribunali in accoglimento di piani di rateizzazioni di debiti accumulati da imprenditori, commercianti, impiegati e tantissimi altri. Perché basta poco per seppellire la normalità del quotidiano.

Così come è successo a un piccolo commerciante teramano, che dopo la chiusura dell’attività di abbigliamento oggi lavora come dipendente, costretto a fare i conti con una sfavorevole congiuntura economica che nel giro di qualche anno lo ha portato ad accumulare quasi 300mila euro di debiti, per l’esattezza 290mila, soprattutto nei confronti del fisco.
Il tribunale teramano, di recente, ha accolto la sua richiesta di rateizzazione del debito presentata facendo riferimento proprio alla legge del 2012 nata essenzialmente per rispondere alle situazioni di reale difficoltà e proprio per questo prevedendo la possibilità per i privati di saldare i debiti sulla base delle proprie reali disponibilità finanziarie. In questo caso con il via libera al piano, inoltre, il tribunale ha sospeso il pignoramento del quinto dello stipendio dell’uomo che nel frattempo era già stato avviato da parte di due enti creditori. E questo facendo riferimento a un recente pronunciamento della Corte Costituzionale.

L’uomo attualmente percepisce uno stipendio mensile di 1.400 euro e deve provvedere al mantenimento della famiglia.
La procedura di liquidazione controllata approvata dal tribunale (collegio presieduto dal giudice Carlo Calvaresi, a latere Flavio Conciatori (nella foto sopra) e Ninetta D’Ignazio in questo caso nominata giudice delegata) prevede il pagamento di 36 rate mensili di 280 euro « da trarsi dallo stipendio del debitore», si legge nel provvedimento, «e delle somme da trarsi da procedure di pignoramento». Con i magistrati che in un passaggio rimarcano «che la somma di euro 1.120 euro mensili provenienti dalla retribuzione del ricorrente sia esclusa dalla liquidazione in quanto necessaria a far fronte alle esigenze di vita quotidiana dello stesso e del suo nucleo familiare». Il piano approvato dal tribunale ha una durata di tre anni.

L’uomo è stato assistito dall’avvocato Berardo Di Ferdinando, che ha redatto il ricorso quale legale e delegato Adusbef (l’associazione a difesa dei consumatori e degli utenti) per la provincia teramana. Gestore della crisi con funzioni di liquidatore è stato nominato il ragioniere Pietro Cerasi.
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