Confiscato il patrimonio di Oliveri senior

La Dia mette i sigilli a immobili e conti dell’imprenditore Vincenzo, ci sono la metà dell’hotel Don Juan e Villa Fiorita

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GIULIANOVA. Tocca anche il Teramano la maxi operazione della Dia, la direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, che ha confiscato all’imprenditore Vincenzo Oliveri un patrimonio da 324 milioni di euro tra decine di immobili, quote societarie di hotel, conti correnti e auto di grossa cilindrata. Oliveri è molto noto nel settore oleario e ha interessi nel comparto alberghiero anche in Abruzzo. Tra i beni confiscati, infatti, ci sono tutte le quote dell’hotel Villa Fiorita di Giulianova di cui è proprietario e la metà di quelle dell’hotel Don Juan di Giulianova.

Ecco la mappa dei beni confiscati realizzata da Confiscati Bene
(dati dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati)

 

Vincenzo Oliveri, 62 anni, è il fratello maggiore di Antonio – ex vice presidente del Pescara calcio ai tempi di Scibilia– che è del tutto estraneo al provvedimento di confisca e ha preferito non rilasciare dichiarazioni. La confisca arriva a tre anni dal sequestro disposto sempre dal tribunale di Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta su una maxi truffa all’Unione Europea. E’ stata disposta dal tribunale in seguito ad una proposta di misura di prevenzione formulata dalla Dia e in aderenza alle direttive impartite dalla procura distrettuale di Reggio in tema di aggressione ai patrimoni illeciti.

I giudici del tribunale reggino hanno accolto la proposta di confisca fondando il provvedimento oltre che sulla sproporzione tra redditi dichiarati e percepiti, soprattutto sugli indizi sull'ingente patrimonio accumulato nel tempo, considerato frutto di attività imprenditoriale illecita. Le aziende confiscate proseguiranno la loro attività con appositi amministratori giudiziari nominati dall'autorità giudiziaria. «L'operazione è rilevante non solo per il notevole valore dei beni confiscati, ma per la ricostruzione dei passaggi fiscali e societari effettuati dalla Dia di Reggio Calabria che hanno permesso al tribunale di emettere la sentenza di confisca», ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho in merito alla confisca, «da qui l'applicazione a carico dei soggetti indagati della pericolosità sociale e la contestazione della provenienza illecita dell'enorme patrimonio». Intanto i legali di Oliveri annunciano battaglia in appello. «Nel caso di specie non si è trattato di misura di prevenzione patrimoniale applicata a soggetto ritenuto colluso con ambienti di 'ndrangheta», hanno dichiarato gli avvocati Giuseppe Fonte e Salvatore Staiano, «la confisca disposta dal tribunale di Reggio Calabria è stata applicata nei confronti di soggetto cosiddetto genericamente pericoloso. La misura applicata, che riteniamo il risultato di un errore giurisdizionale attese le emergenze peritali acquisite agli atti del processo, sarà impugnata in sede di appello».(red.te.)

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