Controlli anti-cancro su 90mila persone

Partono gli screening per prevenire il tumore all’utero, alla mammella e al colon, coinvolti tutti i medici di base

TERAMO. La Asl ha avviato una campagna di prevenzione che prevede di coinvolgere quasi 90mila persone all’anno. Sono stati avviati in questi giorni tre screening per la prevenzione di altrettanti tumori: alla mammella, all’utero e al colon retto. Per far sì che abbiano successo è indispensabile la collaborazione dei medici di famiglia, che ieri sono stati coinvolti in un convegno “Lo domando al mio medico. Parlare degli screening in ambulatorio. Comunicarli al paziente”.

Fra i tanti che hanno preso la parola, fra cui i rappresentanti dei sindacati dei medici di base, Ercole Core (Fimmg) e Roberto Ciancaglini (Snami), il “cuore” dell’attività messa in campo dalla Asl è stato illustrato da Emma Altobelli, coordinatrice aziendale degli screening e responsabile dell’unità di epidemiologia e statistica. Lo screening biennale alla mammella prevede il coinvolgimento di 20.027 pazienti all’anno (dai 50 ai 69 anni), quello all’utero, triennale, di 28.807 pazienti (dai 25 ai 64 anni) ogni anno e quello biennale al colon di 39.191 pazienti ogni anno (50-69 anni). Il primo consiste in una mammografia, il secondo in un test per l’Hpv e il terzo nell’esame nel sangue occulto nelle feci.

Il primo problema con cui ha a che fare la Asl riguarda l’anagrafica: «accade che diversi indirizzi siano sbagliati perchè l’anagrafica regionale non è corretta. Per questo abbiamo chiesto ai medici di base di incrociare i loro dati con gli indirizzi in nostro possesso, in modo da raggiungere tutta la popolazione prevista. Poi c’è una quota di persone che si sottopone ai controlli in maniera autonoma: abbiamo chiesto ai medici invece di indirizzarle agli screening programmati, che non solo sono gratuiti, ma ci permettono di seguire con costanza la popolazione», spiega Altobelli. Attualmente il numero dei pazienti che risponde agli inviti è intorno al 30% (ad esempio per quello all’utero), e l’obiettivo è aumentare la percentuale.

La professoressa Altobelli fa notare che per quello al colon e alla mammella, che sono ripartiti da qualche giorno, sono finora stati spediti 5mila inviti per il primo e 3.315 per il secondo.

Facilmente raggiungibili anche i punti di prelievo. Per l’utero (coordinatore è Carmine Fortunato dell’anatomia patologica di Atri) ne sono 8 a Tortoreto, Atri, Giulianova, Teramo, Nereto Roseto, Montorio e Silvi. Per la mammella (coordinatore Fabrizio Capone della radiologia di Atri), gli esami si fanno a Teramo, Atri e Sant’Omero. Per le località di montagna fra poco entrerà in azione il camper mobile, come già avvenuto, con successo, l’anno scorso.

Diverso il discorso per il colon (coordinatore Antonio Astolfi dell’endoscopia di Teramo). «Le farmacie aderenti distribuiscono un kit con cui il cittadino che riceve la lettera», chiarisce Altobelli, «può fare il prelievo delle feci a casa, in maniera molto semplice. Poi basta riconsegnarlo in farmacia: una ditta lo ritirar e lo porta al laboratorio analisi di Teramo, dove abbiamo una macchina molto all’avanguardia che può esaminare 70-80 kit all’ora». In tutti i casi, se il risultato è dubbio, si passa al secondo livello, con Pap test (utero), ecografia (mammella) e colonscopia (colon).

I risultati sono tali da convincere anche il paziente più scettico. Nel progetto pilota svolto l’anno scorso per il colon, su 6mila pazienti teramani, sono stati rilevati 5 adenomi in fase avanzata e 20 in fase iniziale. Con lo screening alla mammella nel 2013 sono stati individuate 19 carcinomi. Quello all’utero ha fatto individuare, su 25mila inviti, 5 carcinomi. E più lo screening si protrae negli anni, più è alta la possibilità di una diagnosi precoce, quindi di aumentare le possibilità di guarigione, conclude Altobelli. (a.f.)

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