Crac teramani, la rogatoria svizzera conferma"Conti di Curti e Di Pietro", si indaga su chi li usava

Dalla Svizzera non arriva la parola fine al caso. Da una parte restano gli arrestati, che scaricano su Tancredi, non indagato, le responsabilità e dall'altra il commercialista che dice di essersi limitato a dare consigli

TERAMO. La rogatoria bancaria internazionale tornata a Teramo dalla Svizzera conferma ciò che i magistrati si aspettavano, cioè che questi primi conti correnti sono intestati esclusivamente agli imprenditori Maurizio Di Pietro e Guido Curti. Ma sui movimenti di soldi avvenuti in tutti i conti esteri, quindi anche quelli a Londra, la procura deve ancora lavorare molto per chiarire aspetti ancora oscuri dell'inchiesta sui crac teramani e sui soldi da Cipro che hanno tirato in ballo il commercialista Carmine Tancredi, socio di studio al 50 per cento del governatore Gianni Chiodi.

La banca svizzera e la Fiduciaria Colombo, nella risposta alla procura di Teramo, non citano il nome di Tancredi a differenza di quanto ha dichiarato al pm, Irene Scordamaglia, l'indagato Di Pietro, il 17 febbraio scorso, parlando di 410 mila euro in sterline. Così come la presenza, sempre in Svizzera, di un milione e 197mila euro, di cui una parte, secondo quanto si legge negli atti dell'inchiesta, attribuibile a un terzo soggetto, diverso da Curti e Di Pietro, deve ancora essere chiarita dagli investigatori.

Siamo quindi di fronte a due versioni dei fatti molto diverse tra di loro. Da una parte gli arrestati, che scaricano sul commercialista, non indagato, le responsabilità e le decisioni prese e dall'altra lo stesso Tancredi che, sentito come teste dalla Finanza, disse di essersi limitato a dare consiglio a Curti e Di Pietro: «Il sottoscritto ha rappresentato loro che non si occupa né si è mai occupato di costituzione di società estere», affermò, «né di avere la capacità professionale per farlo e, conseguentemente, ha indicato lo studio della Colombo Fiduciaria in Lugano Paradiso (da me ritenute persone molto serie con cui collaboro da diverso tempo)».

Tocca alla procura accertare quale delle due versioni sia quella vera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA