Crisi, i pescatori demoliscono le barche

Niente rimborsi per le nevicate record, i marinai storici dicono addio all'attività

GIULIANOVA. Nessun risarcimento ai pescatori per i danni provocati dalle nevicate del mese di febbraio: un duro colpo per un settore già in crisi da tempo, che costringe la categoria ad operare in modo sempre più precario.

È un colpo che spinge alcuni pescatori di Giulianova a demolire le proprie imbarcazioni. Un triste epilogo per chi ha dedicato la propria vita a questa difficile professione, ma che ora non riesce più a far fronte alle spese derivanti dalla pesca, spesso maggiori rispetto ai ricavi ottenuti grazie alle uscite in mare. È una storia che a Giulianova riguarda imbarcazioni come il "Gitano" o l'"Anna Maria", il cui iter per la demolizione si presenta lungo e complesso.

«Per demolire la barca lo Stato concede solo quattro mesi, in cui l'imbarcazione dev'essere pulita e liberata da debiti o ipoteche», spiega Franco Volpe, proprietario dell'"Anna Maria", «inoltre per usufruire del contributo di circa 200.000 euro, bisogna prima pagare 50.000 euro per mezzo di una fidejussione. Se non si rispettano questi tempi si rischia di non poter effettuare la demolizione e di perdere addirittura la licenza di pesca», aggiunge Volpe. «In pratica lo Stato non ti paga o incoraggia per fare il tuo lavoro, ma lo fa per fartelo abbandonare».

Le condizioni lavorative dei pescatori, già precarie per la crisi del settore e le ristrettissime direttive comunitarie, si sono fatte ancora più dure in seguito alla mancata attivazione del Fondo di solidarietà nazionale della pesca, invocato dalla marineria per i danni conseguenti al maltempo dello scorso inverno. «La procedura di riconoscimento della calamità non è attivabile», si legge in una nota inviata alla Regione dal ministero per le Politiche agricole, «in quanto il pertinente capitolo di spesa non presenta alcuna disponibilità finanziaria per il corrente esercizio».

Insomma, i soldi non ci sono e i pescatori devono arrangiarsi. Si stima che, solo per i dieci giorni in cui le imbarcazioni dovettero rimanere nel porto a causa della neve e della burrasca, ogni natante abbia perso circa 10.000 euro.

«Nemmeno un euro per i pescatori», lamenta Walter Squeo, coordinatore di Federpesca. «Eravamo in attesa del risarcimento per calamità naturali richiesto per quel periodo, ma purtroppo non ci verrà concesso nulla, non arriverà niente nelle tasche dei pescatori che hanno subito ingenti danni. Come al solito le promesse sono solo promesse», ribadisce Squeo, «mentre i danni economici subiti sono reali e pesanti. I fondi dovevano essere utilizzati per queste necessità. Invece la burocrazia rende lente e complicate anche le demolizioni delle imbarcazioni ferme da tempo».

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