Cristina è a casa, l’incubo è finito

Stringe a sè il figlio Leonardo: «Noi siamo stati fortunati».

CIVITELLA DEL TRONTO. Hanno imboccato il vialetto di casa a bordo di un Ducato, preso in affitto all’aeroporto, con le facce stravolte ma felici di essere a casa. Mancava qualche minuto alle 15 quando finalmente Cristina Iampieri, il figlioletto Leonardo, il padre Bruno e il marito Misha Raphael Berlinski hanno varcato la soglia della villetta a Borrano di Civitella.
Il primo a scendere dal mezzo è stato il padre della giovane funzionaria dell’Onu.

IL RACCONTO.
Faccia aperta e visibilmente sollevata, Bruno Iampieri ricorda i cinque giorni d’infermo ad Haiti. «Ero arrivato il giorno prima, sarei dovuto stare ad Haiti una decina di giorni», racconta, «per stare un po’ con mia figlia e il nipotino. A un certo punto ha cominciato a tremare la terra sotto i piedi, è stato tremendo. Per fortuna la casa ha retto. Noi sulle prime abbiamo dormito fuori, per terra. Ma poi ci siamo resi conto che girava tanta gente affamata, giravano tante persone che avevano perso tutto. E dovevamo proteggere il bambino». I quattro sono riusciti a resistere un paio di giorni, praticamente barricati in una casa che non è crollata, ma che ha subito forti lesioni.

IL SOLLIEVO. «Sono stata fortunata», commenta Cristina Iampieri, «innanzitutto perchè sono sopravvissuta. Io quando c’è stato il terremoto - la scossa è stata fortissima e lunga circa un minuto - ero a casa perchè avevo chiesto qualche ora di permesso al lavoro. E il mio ufficio è completamente distrutto. Ma sono fortunata anche perchè la casa ha retto e avevamo viveri e acqua potabile. Poi, dopo due giorni, ci siamo trasferiti nella base logistica dell’Onu».
«Lì eravamo più al sicuro», spiega il padre Bruno, «per entrare infatti bisogna esibire il tesserino, la zona è controllata. L’Onu ci aiutato, ma ringrazio anche il governo italiano che si è interessato moltissimo alle nostre sorti».

L’INFERNO. Sia padre che figlia descrivono con brevi frasi la situazione di sofferenza e morte che ormai si sono lasciati alle spalle. Sono ricordi che probabilmente per ora preferiscono accantonare, per tornare lentamente a una vita normale. «La situazione ad Haiti», dice infatti Cristina, con i grandi occhi verdi segnati dalla mancanza di sonno, «la conoscete meglio voi che avete visto in tv riprese e servizi. Io posso raccontare la situazione del mio quartiere, dove molte case sono distrutte, e posso riferire alcuni racconti: interi quartieri sono stati rasi al suolo, così anche le bidonville». Fra le varie immagini raccontate da Bruno «le zanzare che ci hanno martoriato, avete visto il visino del bambino...». E il caos all’areoporto di Haiti: «Sembra un aereoporto durante la guerra, con decine di aerei che atterrano, scaricano gli aiuti, non spengono nemmeno i motori e ripartono».

LE SORELLE. Il racconto di Cristina Iampieri, sul ballatoio della villetta bianca dei genitori, si ferma. Le sorelle Daniela e Rossella la portano via. Con un gesto protettivo le circondano le spalle e la portano verso il portoncino. «Ora basta, è molto provata, deve riposare», dice severamente la sorella Daniela. Tutti rientrano in casa: hanno portato dentro i bagagli, tutto quello che sono riusciti a portar via da Haiti, nel volo di fortuna a bordo del Falcon dell’Areonautica militare atterrato a Ciampino ieri intorno alle 11. Fra i trolley spunta il seggiolino del piccolo Leonardo e la gabbia del gatto Pires che, almeno per ora, si rifarà una vita in Italia. Il futuro della funzionaria dell’Onu, comunque, probabilmente sarà all’estero. «Non so», osserva, «se torneremo ad Haiti, io lavoro per l’Onu e probabilmente torneremo lì ma ora la situazione é molto difficile». La porta si chiude alle spalle della famiglia Iampieri, finalmente riunita. In casa c’è una tavola imbandita: la madre, rimasta a casa, ha preparato il primo vero pasto che i quattro mangiano da parecchi giorni.

IL SINDACO. Il sindaco di Civitella, Gaetano Luca Ronchi, si è tenuto in costante contatto con le sorelle di Cristina Iampieri e ha cercato di favorire il rientro. Oggi andrà a trovare i quattro scampati al terremoto. «La comunità civitellese è contenta di poter riabbracciare questa sua figlia, insieme al padre, oltre che al figlioletto e la marito», commenta Ronchi, «tutta la comunità di Civitella ha vissuto momenti di ansia per la famiglia. Ma resta il dolore per la grande tragedia ad Haiti».