Demetrio Di Silvestre, l'artigiano di 56 anni ucciso e bruciato

Delitto Di Silvestre L’ipotesi: è malavita dell’Est europeo

TORTORETO. A due settimane dalla misteriosa sparizione di Demetrio Di Silvestre, il piccolo imprenditore 56enne di Tortoreto i cui resti carbonizzati sono stati trovati il 16 novembre in un luogo...

TORTORETO. A due settimane dalla misteriosa sparizione di Demetrio Di Silvestre, il piccolo imprenditore 56enne di Tortoreto i cui resti carbonizzati sono stati trovati il 16 novembre in un luogo isolato alle pendici del monte Ascensione, ad Ascoli, non si registrano novità nelle indagini. O, almeno, non filtrano novità dalla Procura e dai carabinieri di Ascoli, che indagano su quello che con quasi assoluta certezza è un omicidio seguito dalla distruzione del cadavere. Ciò che hanno in mano gli inquirenti al momento sono almeno il tracciato del Gps della Bmw del piastrellista, alcuni filmati di telecamere di sorveglianza (uno del parcheggio di Porto Sant’Elpidio dove l’auto è stata abbandonata da qualcuno che non era Di Silvestre, altri delle stazioni di servizio dove si è fermata e dove almeno un benzinaio ha visto uno dei possibili killer) e i numeri delle ultime telefonate fatte e ricevute dalla vittima. Su eventuali altri elementi utili, magari venuti fuori interrogando familiari e amici dell’imprenditore, c’è totale riserbo. Lo snodo fondamentale dell’inchiesta sarà collegare questi elementi sparsi a un possibile movente. Che, al momento, non emerge.

Di sicuro le modalità efferate del delitto – il corpo è stato fatto a pezzi prima di essere bruciato con accuratezza – rimandano ad ambienti di malavita senza scrupoli. In particolare alla malavita dell'Est europeo, visto che la tragedia di Di Silvestre ricorda il caso dell'omicidio di Petri Keci, un albanese ucciso da tre connazionali ad Acquaviva Picena il 19 gennaio 2008 e poi parzialmente bruciato. Le indagini all'epoca fecero emergere che quell'omicidio sarebbe maturato nella guerra per la gestione del mercato della prostituzione lungo la strada della Bonifica del Tronto a cavallo fra le province di Ascoli e Teramo. Era una punizione per lui e un «esempio» da dare ad altri soggetti interessati a subentrare nel traffico di donne dell'est. Tra le altre analogie la zona della Valtesino dove i due fatti sono avvenuti.

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