TERAMO

Detenuto lancia bidone addosso ad agente di polizia penitenziaria

Caos in carcere dopo la perquisizione nella cella di un maghrebino, il sindacato Sappe denuncia la situazione ormai insostenibile

TERAMO. Resta alta la tensione nella Casa circondariale di Teramo, dove questa mattina si è verificato un grave atto di violenza. La notizia arriva dal Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe), per voce del segretario provinciale Giuseppe Pallini: “Questa mattina, un detenuto maghrebino della media sicurezza, a seguito della perquisizione della cella, ha dapprima ingiuriato e minacciato gli agenti di servizio al piano detentivo e poi, con un piede del tavolo di legno, ha rotto tutte le vetrate della semi Sezione Nord. Per concludere, ha scagliato un bidone della spazzatura verso un agente ferendolo ad una mano con quindici giorni di prognosi da parte del Pronto soccorso dell’ospedale di Teramo”. Pallini evidenzia che “non è stato possibile ubicare il detenuto in isolamento poiché da giorni il Reparto chiuso a seguito della devastazione di altri detenuti nei giorni precedenti e non è mai stato riparato. Il Sappe auspica una pronta guarigione al collega vittima della vile aggressione”.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime solidarietà al poliziotto ferito a Teramo ed è impietoso nella sua denuncia: “Siamo preoccupati dall’alto numero di eventi critici che si registrano ogni giorno nelle carceri: e siamo sconcertati dall’assenza di efficaci provvedimenti contro coloro che si rendono responsabili di queste inaccettabili violenze, anche perché questo determina quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”. E sulla situazione penitenziaria teramana denuncia: “il DAP, nella riorganizzazione dei circuiti penitenziari, ha disposto lo spostamento dei detenuti del circuito Alta Sicurezza in altri carceri, portando a breve a Teramo altri 100 detenuti della media sicurezza, quasi sicuramente soggetti psichiatrici e quindi con mille problemi. Nonostante un sovraffollamento di 150 detenuti (ad oggi 405 i presenti per circa 250 posti) ed una carezza di organico di 60 poliziotti, sarebbe forse opportuno rivedere il provvedimento atteso che anni addietro sono stati spesi oltre 50.000€ per allestire le salette multi-conferenze per i processi a distanza”. I dirigenti sindacali contestano che, in questo quadro allarmante, “la direttrice del carcere, nonostante questa carenza di agenti, l’evasione di un detenuto e i nostri appelli sta ponendo in ferie d’ufficio un numero elevato di poliziotti per fare loro smaltire quelle accumulate, decisione che crea problemi dal punto di vista organizzativo ed operativo, causando accorpamenti di presidii di sicurezza, turni di servizio di 9 ore e riduzione di personale nei vari turni di servizio”.

Per Capece non c’è più tempo da perdere: “servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie, ma piuttosto maggiore severità contro coloro che aggrediscono e offendono gli Agenti”.