Dializzati senza sussidio: è un dramma

L’associazione Aned alla Regione: «Basta con i tagli sui più deboli, i conti sono stati risanati, ridateci il contributo mensile»

TERAMO. Per molti di loro quei 129 euro al mese sono basilari anche per fare la spesa. Ma ormai da due anni il sussidio mensile per i dializzati la Regione l’ha tagliato. Così come ha tagliato quello una tantum di 2.220 euro per i trapiantati.

«Dissero che sarebbero stati sospesi fino alla conclusione del piano di rientro», esordisce Eleonora Corona, segretaria regionale Aned (l’associazione nazionale emodializzati e trapiantati), «sentiamo che siamo ritornati una Regione virtuosa, che la spesa sanitaria è tornata in equilibrio. Noi abbiamo fatto la nostra parte di sacrifici, ora può bastare. Su più fronti abbiamo chiesto alla Regione di essere ascoltati, leggiamo dai giornali che ormai il debito non c'è più. Nonostante le richieste, non siamo riusciti ad avere un incontro. Alle nostre sollecitazioni abbiamo ricevuto risposte quantomeno criptiche in cui vengono citati articoli, leggi e determinazioni senza spiegare in concreto la situazione e cosa ci possiamo aspettare per il futuro. Non si può sempre tagliare sulla parte più debole, su chi non si può tutelare. Popolazione dialitica è sempre più anziana, non ha voce».

L'ultimo censimento, relativo al 2009, riportava che in Abruzzo i dializzati erano circa 1.300 ma adesso sono almeno 1.500. Il numero arriva a quasi duemila con i trapiantati. «Noi trapiantati peraltro ci sentiamo doppiamente discriminati», spiega Moreno Mincarelli, «siamo trattati come cittadini di serie B perchè non riceviamo i rimborsi per i trasporti verso gli ospedali, che sono frequentissimi in quanto, soprattutto nel primo anno dopo il trapianto e nel periodo immediatamente precedente, dobbiamo essere seguiti nei centri in cui veniamo trapiantati. Diverse Regioni del centro Italia rimborsano queste spese, con importi variabili. Per me che vado ad Ancora si tratterebbe di 30 euro. Non è poco, visto che vivo con una pensione di invalidità di 280 euro, e la mia è una famiglia monoreddito. D’altronde non posso subito ricominciare a lavorare».

I dializzati i rimborsi per il trasporto li ricevono, ma non il sussidio. «Ci contavamo», commenta Angelo Pepe, anziano dializzato, «io sono un artigiano pensionato e quei soldi farebbero la differenza». E aggiunge Sabatino Patacca di Roseto: «sono da tre anni in dialisi, aspettavo il sussidio ma non è arrivato. L’altro giorno per pagare l'assicurazione mi ha dovuto dare i soldi mia moglie».

La segretaria regionale a questo punto chiede «che la Regione ci dia una risposta comprensibile. Non si possono continuare a fare tagli sui dializzati. Il malcontento non è solo a Teramo, ma ci sono proteste anche in altre città. L’altro giorno parlavo con un ex camionista di Pescara in attesa all’Aquila per un trapianto. Gli ho detto che si può mettere in attesa anche in un altro centro, per avere più chance. Mi ha risposto che ha solo 5 euro in tasca, non potendo più lavorare e non ha i soldi per andare in ospedali più lontani. Di fronte a queste situazioni se dovremo scendere in piazza, arriveranno persone da tutta la regione».

Sull’argomento interviene anche Valdo Di Bonaventura, consigliere comunale d'opposizione: «noi apprezziamo l'attività della giunta regionale che sta realizzando il ripiano del debito sanitario, ma se tutto questo si ottiene facendolo pagare ai dializzati e ai trapiantati è inaccettabile. Invitiamo il governatore a cambiare atteggiamento nei confronti di queste categorie più deboli. Ci risulta che non siano stati nemmeno ricevuti nonostante le richieste, e questo è un fatto grave. I cittadini devono essere rappresentati, tutelati e ascoltati. Non si è nemmeno cercato di valutare se dare risposte quantomeno parziali, al limite tenendo conto delle situazioni reddituali. Stiamo parlando di risorse tutto sommato non importanti per un bilancio regionale, intorno ai 3-4 milioni di euro per tutti i malati d'Abruzzo. Altrimenti significa impedire alla fasce più deboli di curarsi. Mi auguro che a queste sollecitazioni la giunta regionale e Gianni Chiodi diano risposte concrete, altrimenti ci vedremo costretti a portare avanti iniziative a sostegno di questa fascia di popolazione».

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