Dipendente muore, banca condannata

Pagherà 700 mila euro, il giudice: l'ambiente di lavoro ha aggravato i problemi al cuore

TERAMO. L'ambiente di lavoro insalubre ha aggravato le condizioni del dipendente, già cardiopatico, che è morto d'infarto. Con questa motivazione il giudice del lavoro del tribunale di Teramo, Luigi Santini, ha condannato la Banca dell'Adriatico del gruppo Intesa Sanpaolo a pagare agli eredi del lavoratore - la moglie e tre figli - una somma che si aggira sui 700mila euro.

LA STORIA.
La vicenda in questione è quella di Pasquale Cantarini, classe 1947, di Atri, a lungo archivista della ex Banca Popolare dell'Adriatico, morto a 56 anni nel 2003 per un attacco cardiaco. Cantarini svolgeva le sue mansioni in un capannone di San Nicolò nel quale la Bpa conservava i documenti microfilmati. Il capannone non era riscaldato e Cantarini, nei mesi invernali, quando non doveva movimentare i materiali si rifugiava in un piccolo box riscaldato da una stufa. In pratica la sua giornata era, per mesi, un'alternanza continua di caldo e freddo intensi. L'uomo aveva avuto un infarto già nel 1990 e da allora, nella sua veste di rappresentante sindacale in azienda, non aveva mai cessato di protestare per l'ambiente di lavoro insalubre. Alla sua morte, moglie e figli hanno ritenuto di continuare la sua battaglia in sede legale. Così hanno intentato una causa davanti al giudice del lavoro, assistiti dall'avvocato pescarese Franco Sabatini.

IL PROCESSO.
La richiesta della famiglia era di ottenere un risarcimento dei danni per la morte del congiunto. Un lutto che li ha privati non solo della sua presenza, ma anche del sostegno economico che il defunto avrebbe dato loro con quanto avrebbe guadagnato negli anni a venire. Il giudice Santini ha disposto una consulenza tecnica d'ufficio, affidata a un medico specialista, che ha stabilito l'esistenza di un nesso causale tra le condizioni di lavoro di Cantarini e la sua morte. È vero, l'uomo era cardiopatico da tempo, ma quell'alternanza di caldo e freddo ne ha aggravato la patologia. Il gruppo Intesa Sanpaolo ha affidato la propria difesa a un avvocato di grido nel campo del diritto del lavoro, Fabrizio Daverio di Milano, che a Teramo si è avvalso della collaborazione di Franco Di Teodoro. Una difesa "pesante", che non è bastata ad evitare all'istituto di essere condannato, in primo grado, a versare il mega risarcimento. È certo, comunque, l'appello.

DI SANTE.
Lo storico presidente di Banca dell'Adriatico, Giandomenico Di Sante, si limita a dire: «È una vicenda che conosco da lontano, la gestione di queste cause è curata direttamente dalla capogruppo. Non sono in grado di esprimere giudizi. Ricordo bene Cantarini, era un sindacalista molto polemico e pungente ma io con lui avevo un ottimo rapporto».

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