l’omicidio di Nereto 

Domani l’addio a Mihaela Proclamato il lutto cittadino

NERETO. Nella camera ardente allestita all’obitorio dell’ospedale teramano un incessante e mesto via vai racconta il sogno della 32enne Mihaela Roua: una nuova vita in Italia dove voleva costruire il...

NERETO. Nella camera ardente allestita all’obitorio dell’ospedale teramano un incessante e mesto via vai racconta il sogno della 32enne Mihaela Roua: una nuova vita in Italia dove voleva costruire il futuro con il suo compagno e la loro bambina. Tutto è finito in un attimo quando, dopo una violenta lite scoppiata nella casa di Nereto, Cristian Daravoinea l’ha colpita con due fendenti. Quello al cuore ha reciso l’arteria coronaria e per la giovane mamma non c’è stato nulla da fare. Domani alle 15 nella chiesa parrocchiale di Nereto si svolgeranno i funerali con il sindaco Daniele Laurenzi che ha proclamato il lutto cittadino. Dopo il rito religioso la salma tornerà in Romania. Così hanno deciso i genitori della vittima da poco arrivati in Val Vibrata per stare vicino alla bambina per il momento affidata ad una zia.
Venerdì mattina in un sofferto confronto con il gip Roberto Veneziano, nel corso dell’udienza di convalida, il 36enne romeno (assistito dall’avvocato Fiorenzo Pavone), ha raccontato quello che è successo: il litigio scoppiato in cucina, le coltellate con l’arma presa al volo sul tavolo, i fendenti, il suo tentativo di uccidersi e poi la corsa in auto, il nuovo tentativo di suicidarsi buttandosi in mare, l’arrivo dei carabinieri che lo hanno rintracciato seguendo il Gps sistemato sulla vettura. «Un racconto molto sofferto», ha più volte sottolineato il legale. Che una cosa ha voluto sottolineare: «Allo stato attuale dei fatti tendo ad escludere il movente della gelosia. Il mio assistito ha raccontato che avevano affrontato il tema della separazione che ormai era una decisione presa e per questo dico che non si può parlare di gelosia».
Mihaela aveva deciso di lasciare il compagno e aveva parlato con un avvocato per capire quali procedure seguire. Tra le ipotesi circolate, ma che allo stato attuale il difensore smentisce, quella che il violento litigio di mercoledì sia scoppiato per la gestione dell’abitazione, l’appartamento comprato da poco con un mutuo.
Familiari e amici della donna si sono stretti alla piccola che, con un provvedimento già firmato dalla Procura in attesa che gli atti passino al tribunale dei minori, è stata affidata alla sorella della vittima. Per ora c’è spazio solo per il dolore. Quello dei familiari della giovane donna arrivata in Italia con il compagno e il sogno di una vita diversa, quello delle colleghe della camiceria in cui lavorava che continuano ad arrivare in obitorio. La descrivono «dolcissima, sempre pronta ad aiutare gli altri. Viveva per la figlia che quest’anno aveva iniziato a frequentare la scuola elementare».(d.p.)
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