Due ex imprenditrici teramane: "Il fisco ci perseguita"

Alla teramana un cliente fa una fattura falsa su cui deve pagare le tasse. A una di Giulianova pignorato lo stipendio per bolli auto dell’azienda di 12 anni fa

TERAMO. Imprenditori tartassati dal fisco anche quando chiudono la propria azienda.

L’associazione per la difesa dei consumatori “Robin Hood” sta seguendo due casi emblematici di come la burocrazia sia un mostro senza testa.

La prima storia si è svolta a Teramo, dove A.O. ha chiuso un borsettificio più o meno cinque anni fa. La ditta viene dunque messa in liquidazione. Ma un suo cliente a insaputa di A.O. fa una fattura alla ditta di 40mila euro dopo che il borsettificio era stato chiuso, per una fornitura mai avvenuta. Alla imprenditrice scatta subito un accertamento dell’Agenzia delle entrate in quanto la fattura non era presente nella contabilità: le viene chiesto di pagare l’Iva e le imposte su guadagno mai avuto. La signora si rivolge al commercialista. Viene fatto un ricorso alla commissione tributaria che però viene respinto. E contemporaneamente viene presentata denuncia penale contro il cliente che ha fatto una falsa fattura. L’uomo viene rinviata a giudizio, ma nel frattempo muore e quindi non si arriva alla fine della causa. Di conseguenza l’Agenzia delle entrate torna alla carica e chiede di pagare la somma.

Tutto ora è nelle mani di Equitalia che chiede i pagamenti di somme non dovute all’erario. «Peraltro A.O. ha dimostrato che non c'era un pagamento tracciato da parte del cliente per la presunta fornitura», fa notare il responsabile di “Robin Hood”, Pasquale Di Ferdinando, «ma non c’è verso di far capire che l’ex imprenditrice è stata vittima di una truffa. L'Agenzia delle entrate dovrebbe valutare la storia dell'azienda, notando anche che la fattura in questione è di importato totalmente difforme rispetto a quelle emesse in precedenza».

Altra storia di un’ex imprenditrice tartassata si svolge a Giulianova. Dopo la morte del padre, E.C. eredita una impresa – una piccola industria che opera nel campo metalmeccanico – con il fratello, che in una fase successiva viene chiusa. Passa il tempo, dopo 8 anni E.C. si vede recapitare una richiesta pagamento dei bolli di un’auto intestata alla vecchia società per 12mila euro, senza aver ricevuto in precedenza alcuna notifica. I tempi di prescrizione sono tre anni, a partire dalla fine dell'anno solare, quindi l’ex imprenditrice ha eccepito che fossero trascorsi i termini. «Ma non è bastato e la Soget e le ha fatto il pignoramento dello stipendio un mese fa», spiega Di Ferdinando, «In entrambi i casi noi faremo un ricorso al garante del contribuente: riteniamo che entrambe le signore siano incolpevoli. Sono casi che possono accadere tutti». (a.f.)

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