Fadani, barista incastra Elvis il rom

Scagiona gli altri arrestati: «Uno di loro mi disse di chiamare il 118».

ALBA ADRIATICA. E’ il testimone chiave, quello a cui uno dei tre rom ha chiesto di chiamare il 118 dopo che Emanuele Fadani era stato colpito a morte in quella drammatica notte di sette giorni fa. Ieri mattina Giuseppe Fusaro, barista della birreria Black out di Alba Adriatica, è stato ascoltato dal procuratore Gabriele Ferretti e dal pm Roberta D’Avolio, titolari del caso. La sua testimonianza assume una particolare rilevanza alla luce delle affermazioni fatte ai Danilo Levakovic, 22 anni, e Sante Spinelli, 25 anni, i due rom arrestati dopo essersi spontaneamente presentati in caserma. Nel corso dell’interrogatorio davanti al gip i due, infatti, hanno accusato Elvis Levakovic di aver colpito a morte il commerciante, scaricando su di lui ogni responsabilità.

LA TESTIMONIANZA. Il racconto del barista, secondo i magistrati, è importante nella ricostruzione dei fatti, prima e dopo l’omicidio. L’uomo, in varie occasioni, ai giornalisti ha raccontato di una battuta rivolta dalla vittima ad Elvis (“Ti ricordi quando era piccolo e rubavi le caramelle?”) e del rientro di Spinelli nel bar. «Emanuele e i rom stavano parlando all’interno del locale», ha detto, «poi non li ho più visti. Ad un certo punto è entrato uno dei rom, quello più magro (Sante Spinelli ndr) che mi ha chiesto una bottiglietta d’acqua e di chiamare il 118. Sono uscito all’esterno del locale ed ho visto Emanuele a terra. Pensavo si fosse sentito male mentre ricordo che c’era uno che cercava di rianimarlo. C’erano i due giovani arrestati, mentre l’altro non c’era più». Dopo l’interrogatorio di garanzia in cui Elvis ha respinto tutte le accuse, non è escluso che i tre rom possano essere messi a confronto davanti al video della banca di viale Mazzini che ha immortalato la notte di sette giorni fa.

ELVIS HA PAURA. E mentre l’inchiesta si arricchisce di atti giudiziari, dal carcere Elvis Levakovic, il rom ventenne arrestato dopo tre giorni dall’omicidio, chiede di essere spostato in un reparto diverso da quello che ospita i suoi accusatori. «Non mi sento sicuro» avrebbe detto il giovanissimo agli agenti. E’ probabile che già nelle prossime ore possa essere trasferito dal terzo al quarto piano della casa circondariale teramana.