Fusione Camere di commercio Il consiglio di Teramo decide il 22 

Accordo fra l’assessore Febbo e Lanciotti, le imprese rappresentate nell’ente voteranno sulla revoca Il presidente: la Regione non può nominare un commissario per imporci l’unione, semmai il governo

TERAMO. Il 22 ottobre sarà il consiglio della Camera di commercio di Teramo a decidere se revocare il processo di fusione con quella aquilana o continuare e concretizzarlo.
E’ stato deciso in una riunione fra l’assessore regionale alle attività produttive Mauro Febbo e il presidente dell’ente camerale teramano Gloriano Lanciotti. «Non c’è stato alcun aut aut della Regione ma c’è stato un incontro cordiale in cui io ho ribadito le perplessità su una fusione in tempi brevi visto che il quadro normativo di riferimento, su cui si basa la nascita di un unico ente camerale, potrebbe essere completamente stravolto», esordisce Lanciotti.
Il presidente si riferisce all’attesa pronuncia della Corte Costituzionale sulla legge che dispone la fusione fra Camere di commercio. «Ci sono Camere di commercio nel Lazio, in Toscana ed Emilia Romagna che non si stanno muovendo per precauzione», aggiunge.
Ma questa strategia non è condivisa da Febbo che addirittura avrebbe annunciato che è pronto a nominare un commissario per procedere alla fusione. «Ma quale commissario», ribatte seccamente Lanciotti, «la Regione non può fare niente da sola. La nomina di un commissario semmai dovrebbe essere disposta con un nuovo decreto dal governo».
Comunque sia, il 22 ottobre – data fissata da Lanciotti perchè prima è all’estero «e non perchè ce l’ha imposta la Regione» – un punto fermo sarà messo dal consiglio. «Il consiglio, composto da tutte le associazioni imprenditoriali, è sovrano, e deciderà se revocare la fusione», aggiunge il presidente dell’ente teramano, «si discuterà in questa sede e la maggioranza deciderà. Io ritengo che la fusione non si debba fare, se non c’è un quadro normativo chiaro: lo stesso governo sta studiando delle proposte di modifica, oltre ai ricorsi alla Corte».
Si vedrà dunque che cosa ne pensa il consiglio teramano, che precedentemente si era espresso chiedendo una sospensione del processo di fusione. Diversa posizione ha la Camera di commercio dell’Aquila, che è a favore della nascita della Camera del Gran Sasso d’Italia. «Ci sta venendo un dubbio sempre più forte», dichiara al riguardo, senza mezzi termini, Lanciotti, «L’Aquila è l’unica Camera di commercio che in Italia chiede la fusione in maniera così insistente e “spinta”. Lo stesso presidente ha ammesso ufficialmente che ha problemi gestionali e organizzativo. E la cosa ci preoccupa: temiamo pensi che con la fusione risolverà i problemi dell’Aquila. La cosa ci preoccupa non poco».
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