Gasdotto esploso, venti avvisi di garanzia

Dirigenti e tecnici di Snam Rete Gas, Snam Spa e Enel Distribuzione indagati dalla procura per incendio e crollo colposi

PINETO. E’ nei numeri la dimensione dell’inchiesta aperta per dare un perchè all’esplosione del gasdotto di Pineto. A più di due mesi da quella drammatica mattina del 6 marzo, la procura mette il primo punto fermo inviando 20 avvisi di garanzia ad altrettanti nomi (dirigenti e responsabili di vari settori) di Snam Rete Gas, Snam Spa e Enel distribuzione. Atto dovuto nel momento in cui il pm Silvia Scamurra, si avvia a disporre accertamenti tecnici irripetibili sull’area che resta sotto sequestro. Atto dovuto per consentire a tutti di essere presenti con dei propri consulenti. Anche alle parti offese che il pm individua non solo nelle famiglie che hanno perso la casa, ma pure in chi potenzialmente ha corso un pericolo per il disastro. Per il momento sono una cinquantina, ma è un numero che potrebbe aumentare.

E’ stato un lavoro certosino quello che inquirente e investigatori hanno messo insieme per individuare in tutta Italia i ruoli e le gerarchie di responsabilità nelle varie società, andando anche a ritroso nel tempo visto che la costruzione di quel gasdotto risale alla fine degli anni sessanta. Attività non facile considerato il garbuglio di società e deleghe esistenti nei vari settori. Si tratta soprattutto responsabili e tecnici che sovrintendono a realizzazione, manutenzione e controlli: per tutti l’accusa è quella di crollo e incendio colposi. Nelle scorse settimane il pool di geotecnici incaricato dal sostituto procuratore ha avviato un primo esame del piano del tracciato del metanodotto Snam, esame ritenuto indispensabile per valutare le possibili conseguenze dello smottamento del terreno nell’area. Un fenomeno di smottamento con un piano di scivolamento a valle che, almeno da una primissima ricostruzione, potrebbe aver provocato la compressione del gasdotto: di che entità e con quali conseguenze è quello che dovranno chiarire gli accertamenti tecnici che nei prossimi mesi saranno avviati nella zona e per la cui conclusione non sono previsti tempi brevi. Accertamenti che dovranno anche stabilire che tipo di manutenzione e quali controlli siano stati fatti nei mesi precedenti all’esplosione.

Nel frattempo, proprio su delega del pm, gli investigatori (i carabinieri e i vigili del fuoco del nucleo antincendio del comando generale di Roma) hanno acquisito varia documentazione sia nella sede della Snam, a cominciare dai progetti che riguardano il tracciato, sia in quella dell’Enel. Intanto dagli accertamenti fatti fino a questo momento risulta che la condotta non sia stata lacerata in nessun punto.

Ma è lungo l’elenco dei quesiti posti dal magistrato e a cui i tecnici incaricati sono chiamati a rispondere. A cominciare da uno: capire se la portata del gas fosse congruente con quel tracciato del gasdotto. Per ora non c’è ancora nulla di evidente sulle cause dell’innesco che ha provocato l’esplosione. Nell’area interessata sono stati trovati dei cavi dell’alta tensione danneggiati ma ciò potrebbe essere stata anche una conseguenza dell’incendio o di quella che viene definita «l’onda d’urto» della fuoriuscita del gas che nella conduttura viaggia a 19 atmosfere. E se l’inchiesta penale muove i primi passi, i residenti di contrada Colle Cretone e quelli della frazione di Mutignano attendono di sapere quando potranno rientrare nelle loro case. Ma anche quando smetteranno di convivere con l’assordante rumore dei gruppi elettrogeni visto che in tutta la zona la distribuzione di energia elettrica è garantita ancora dai gruppi elettrogeni perchè l’area resta sequestrata e quindi nessun intervento è consentito.

I residenti di Mutignano hanno costituito un comitato per chiedere tempi celeri, ma anche e soprattutto un futuro con più sicurezza.

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