Giulianova, i marinai: "Rovinati dal caro-gasolio"

Per il carburante spendono 30mila euro al mese, il guadagno è zero

GIULIANOVA. «Spendiamo anche 30mila euro di gasolio al mese, e solo a Natale riusciamo a recuperare le spese». È l'impietoso ritratto che i pescatori in sciopero fanno del proprio lavoro, con il quale fanno sempre più difficoltà a vivere a causa del caro gasolio, dell'acquisto di strumentazioni di bordo omologate e di restrittive normative comunitarie da rispettare.

La marineria di Giulianova, così come la quasi totalità di quelle delle altre regioni, è in sciopero da due settimane. I pescatori continueranno ad incrociare le braccia finchè non riceveranno risposte alle proprie problematiche sia dal governo regionale che da quello nazionale. Una settimana fa gli addetti al comparto hanno incontrato a Roma il ministro alle Politiche agricole Maria Catania.

«L'uscita in mare è diventata un'incognita», spiega Alfredo Danese, comandante del "Vichingo". «Con le 12-13 pescate che facciamo ogni mese non riusciamo a pareggiare le spese per il carburante, il cui costo si aggira sui 25-30mila euro al mese. Inoltre abbiamo problemi per pagare i marinai e non possiamo sostenere il costo delle strumentazioni di bordo imposte dalle normative».

Si tratta di apparecchi di cui ogni peschereccio deve obbligatoriamente dotarsi come la blue box, un impianto di controllo satellitare, il log book, il diario di bordo elettronico per annotare tutte le operazioni compiute in mare, e la bilancia omologata: una serie di apparecchiature che raggiungono un costo di diverse migliaia di euro, per far fronte al quale i pescatori non dispongono di incentivi o sgravi fiscali.

La marineria si scaglia anche contro la licenza a punti, «una sorta di patente», dicono, «che mette a rischio l'esistenza stessa della barca, dato che le eventuali penalizzazioni vengono scontate dal peschereccio, e non dal comandante», e la mancata tracciabilità del pesce d'importazione. «Noi dobbiamo sottostare ad una normativa ferrea, mentre sui banchi imperversa pesce estero che non rispetta alcuna regolamentazione. Nel mare Adriatico si pesca in maniera indiscriminata, e non solo sulla costa estera. Mancano il rispetto e l'equilibrio, questo anche perchè il commercio è gestito dai grandi imprenditori del pesce».

Su questo punto i marinai spiegano l'inopportunità del periodo scelto per effettuare il fermo biologico: «Dovrebbe svolgersi verso maggio, quando i pesci si riproducono, e non in agosto. Vengono penalizzati sia il prodotto che i pescatori, che non ancora ricevono la liquidazione relativa al fermo del 2011».

Negli ultimi giorni sono sorti alcuni contrasti anche all'interno della stessa marineria. Molti pescatori di Giulianova sono andati a protestare ad Ortona, Ancona e Rimini perchè alcuni colleghi stavano lavorando, nonostante lo sciopero. «Alcune federazioni di pesca mettono i bastoni fra le ruote e negano lo sciopero, hanno paura che i pescatori si consorzino autonomamente», concludono i lavoratori giuliesi, che lunedì torneranno ad invocare risposte sul proprio futuro.

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